Consumare pesce in scatola taglia di oltre un terzo il rischio di insorgenza del tumore del colon retto. E’ la conclusione a cui approda uno studio italiano pubblicato sulla rivista ‘Nutrients’. Il lavoro, condotto dall’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs di Milano nell’ambito delle attività dell’Italian Institute for Planetary Health (Iiph), in collaborazione con l’università degli Studi di Milano, esamina per la prima volta l’effetto del consumo di pesce in scatola separatamente da quello di pesce fresco sul rischio di tumore al colon retto. I risultati ottenuti hanno messo in evidenza una riduzione del 34% circa del rischio di insorgenza di questo tipo di tumore nelle persone che consumavano almeno due porzioni alla settimana di pesce in scatola sott’olio (pari a 80 grammi ciascuna).
“I risultati emersi dallo studio – spiega Carlotta Franchi, ricercatrice del Dipartimento di politiche per la salute del Mario Negri e coordinatrice scientifica di Iiph, società consortile nata nel 2019 dalla collaborazione tra l’Irccs e l’università Cattolica del Sacro Cuore – sono un ulteriore passo avanti per sostenere che il consumo di pesce in scatola sott’olio può essere incluso all’interno di una dieta sana ed equilibrata, essendo minimamente processato, perché cotto a vapore, pulito, messo sott’olio e inscatolato senza conservanti. Le implicazioni per la salute pubblica possono essere molto rilevanti”. Perché il tumore del colon retto “presenta elevata incidenza e alta mortalità, sia nei Paesi ad alto reddito che in quelli a basso e medio reddito”, e il pesce in scatola è “un alimento sempre più consumato, grazie alla sua praticità e la sua accessibilità economica”.
“La ricerca – precisa Carlo La Vecchia, docente di Epidemiologia all’università Statale di Milano – ha analizzato i dati di due studi caso-controllo che, grazie al sostegno di Fondazione Airc, sono stati condotti tra il 1992 e il 2010 in diverse…
Fonte www.adnkronos.com 2022-06-07 10:10:50