“Quello che è emerso oggi in aula dalla testimonianza dei poliziotti che hanno svolto i primi atti e avviato le indagini è che la struttura era un asilo fantasma. Al Comune non era stata presentata alcuna Scia, così come previsto dal regolamento del 2017, nessuna comunicazione è mai arrivata agli uffici Asl competenti, non era registrata all’Agenzia delle Entrate con autonomo codice fiscale ed esercitava in uno stabile locato ad uso abitativo. Con queste premesse nessuna amministrazione avrebbe potuto esercitare alcuna forma di controllo sull’idoneità, dal punto di vista igienico sanitario e della sicurezza”. Lo ha detto Cristina Spagnolo, l’avvocato della famiglia di Lavinia Montebove, la bimba investita da un’auto nel parcheggio dell’asilo ‘La Fattoria di mamma cocca’ a Velletri il 7 agosto del 2018, quando aveva appena 16 mesi, a margine dell’udienza del processo di primo grado in corso nel Tribunale di Velletri. La piccola Lavinia, che oggi ha 5 anni, da allora si trova in stato vegetativo.
Sul banco degli imputati la maestra Francesca Rocca, titolare dell’asilo e imputata per abbandono di minore e la mamma investitrice, Sara Colonnelli, che risponde del reato di lesioni colpose gravissime. In aula sono stati sentiti tre poliziotti: uno del commissariato, uno della scientifica e uno della stradale di Albano. Tutti sono intervenuti sul posto dopo l’investimento di Lavinia.
L’ispettore all’epoca in forza al Commissariato di Velletri ha confermato la presenza di “tracce ematiche in terra nell’immediatezza dell’ ingresso e in prossimità del cancello” e ha detto, parlando dell’asilo, che “mancavano molte autorizzazioni: non risultava agli atti del Comune di Velletri alcun documento sul nuovo regolamento dei nidi famiglia e nemmeno all’Asl Roma 6 un documento con un parere igienico sanitario. La maestra aveva un contratto di locazione che risultava a titolo personale e abitativo, nessuna partita Iva o codice fiscale…
Fonte www.adnkronos.com 2022-05-30 15:52:32