La separazione delle carriere, il ruolo delle vittime nel processo, i riflessi della riforma sugli uffici del pubblico ministero, la valutazione della professionalità dei magistrati, il ruolo degli avvocati, i limiti imposti alla cronaca giudiziaria e i profili di legittimità costituzionale della riforma: sono stati questi i temi dibattuti nel corso del convegno organizzato dall’Associazione nazionale magistrati del distretto giudiziario di Catanzaro, guidata da Veronica Calcagno. L’incontro, moderato dai giornalisti della Rai Riccardo Giacoia e Maria Teresa Santaguida, ha offerto notevoli spunti di riflessione sulla Riforma Cartabia (tanto contestata dalla magistratura) e appassionato la gremitissima aula bunker di Lamezia terme. Tra il pubblico il presidente della Corte di appello di Catanzaro, Domenico Introcaso, il procuratore del capoluogo di regione, Nicola Gratteri, il vicario Vincenzo Capomolla e decine di togati provenienti da più sedi del distretto. Tra il pubblico pure Sara Scarpulla e Francesco Vinci, genitori del biologo Matteo assassinato con un’autobomba nel 2018; Martino Ceravolo, padre di Filippo, ucciso per errore a 19 anni nel Vibonese; il testimone di giustizia lametino Rocco Mangiardi; Eugenio Bonaddio, rimasto ferito gravemente nel 1991, nell’agguato in cui persero la vita a Lamezia due suoi colleghi di lavoro Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte; il referente regionale di Libera, don Ennio Stamile.
I relatori
Paolo Sirleo, pm antimafia di Catanzaro; Filippo Aragona, presidente del Tdl di Catanzaro; Pierpasolo Vincelli, giudice civile a Catanzaro, Aldo Ferraro, avvocato del foro di Lamezia; Giovanna Fronte, avvocato del foro di Vibo, Francesco Siracusano, docente di Diritto all’università di Catanzaro e Arcangelo Badolati, giornalista di Gazzetta del Sud.
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Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2022-05-17 16:14:02