Quando Bettino Craxi diviene segretario del Psi, nel luglio del ’76, Andreotti è già il ‘Divo Giulio’ che ha avuto tutti gli incarichi di governo: premier e più volte ministro. Tra i due inizia un rapporto politico che caratterizzerà i successivi 15 anni. Dai conflitti sul caso Moro, le distanze sulla solidarietà nazionale, la P2, si passerà a una collaborazione – non senza momenti di frizione – che sarà cifra principale della politica italiana, fino alla caduta del leader socialista. Il tutto passando dalle stoccate di Craxi (che darà del Belzebù al diccì) al commiato di Andreotti, che con la solita ironia scrive nei diari: “La vecchia volpe non finita in pellicceria prega il Signore perché aiuti l’antico cacciatore”.
Ultimo saluto a un Craxi riparato in Tunisia e ormai malato, con riferimento alla “volpe che sarebbe finita in pellicceria”, espressione usata dal leader socialista nei confronti di Andreotti anni prima. Nel frattempo i due governi Craxi, ancora cinque governi Andreotti, politica estera ‘mediterranea’ e l’Italia che entra tra le potenze economiche del pianeta.
A ripercorrere quella lunga storia è il convegno organizzato presso la sala Capitolare del Senato, dalla Fondazione Craxi dal titolo ‘Craxi-Andreotti politiche, stili e visioni tra conflitti e collaborazione’. Presenti tra numerosi e importanti storici, giornalisti e intellettuali anche Stefania Craxi e Stefano Andreotti, figli dei due leader protagonisti della prima repubblica. “I due statisti, dopo alcune contrapposizioni, hanno trovato al governo una forma di collaborazione straordinaria, una grande intesa pragmatica, hanno dimostrato che un forte Atlantismo può essere coniugato con dignità e grande indipendenza”, ha detto nella tavola rotonda finale, la presidente della Fondazione Craxi, Margherita Boniver.
Stefano Andreotti, figlio dell’ex presidente del Consiglio, ricorda le differenze caratteriali tra i due: “Craxi è l’esponente politico…
Fonte www.adnkronos.com 2022-05-16 17:47:25