Tra aumento del numero di cinghiali e il pericolo rappresentato da branchi lupi o cani inselvatichiti, per gli allevatori i problemi si sommano fino al punto da costituire un carico molto oneroso da sopportare. Servono contromisure adeguate e per caldeggiarle l’Associazione provinciale allevatori ha chiesto un incontro al prefetto. L’intento è sollecitare la convocazione di un tavolo tecnico tra tutti gli enti e le associazioni interessati, con l’intento di capire cosa fare.
Nella lettera al prefetto, il presidente Domenico Tripodi parla di «gravissimi danni che quotidianamente gli allevatori subiscono per la presenza di numerosi branchi di lupi formati in prevalenza da cani inselvatichiti e da ibridi nati dall’unione lupo-cane. che giornalmente attaccano le greggi di pecore, capre e bovini», mentre tra gli allevatori prevale un sentimento di sfiducia e forte preoccupazione per il futuro delle attività».
«Gli allevatori – spiega Tripodi – a gran voce e con tanta rabbia denunciano la sempre più esplosiva situazione nelle campagne dove il numero di lupi e cinghiali è ormai fuori controllo, e costringe gli agricoltori ad abbandonare lentamente i presidi montani e più marginali del territorio. Da molti anni il settore allevatoriale della provincia rappresenta una realtà affermata, composta da variegate tipologie di allevamento e con un’importante azione svolta nella salvaguardia di razze in via di estinzione (dalla capra aspromontana, alla podolica, al suino nero di Calabria), che, come associazione, abbiamo l’obbligo e il dovere di tutelare».
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Fonte reggio.gazzettadelsud.it 2022-04-12 01:30:57