“Più che di avvelenamento vero e proprio, che è roba da guerra fredda, mi pare si possa parlare di sintomi di irraggiamento con radiofrequenze… Come se li avessero cotti al microonde”. Mario Scaramella, l’esperto di intelligence che nel 2006 provò a sventare l’omicidio dell’ex agente russo Alexander Litvinenko e che venne lui stesso ricoverato per sospetto avvelenamento da polonio 210, commenta così all’Adnkronos la notizia dei sintomi da avvelenamento che avrebbero colpito l’oligarca russo Roman Abramovich e i negoziatori ucraini dopo un incontro a Kiev nelle settimane scorse.
“Sono alcuni anni che gli agenti delle agenzie di intelligence americane e i diplomatici vengono esposti a questo tipo di ‘avvelenamento’ da microonde – spiega – Io continuo a credere alla vecchia scuola della Cia che a Berlino non solo bollava questa procedura come guerra psicologica ma che alla caduta del muro ottenne conferma che si trattasse di pura disinformazione e condizionamento comportamentale, una sorta di pressione sui nemici. Negli ultimi mesi però gli effetti di queste pratiche sono stati riconosciuti come vera e propria sindrome, con tanto di cause risarcitorie all’amministrazione Usa ‘datore di lavoro’ incapace di proteggere gli agenti e i diplomatici dalla guerra delle radiofrequenze. Molte ambasciate sono state o sono sotto il costante ‘avvelenamento’ elettromagnetico, non solo Mosca ma anche altrove”, sottolinea.
“I russi – ricorda Scaramella – per anni hanno irradiato con basse frequenze controparti americane a Berlino al solo fine di trasmettere paranoie: preoccupazioni che poi esplodono in eruzioni cutanee, aritmie, congiuntiviti…. Ma l’avvelenamento vero e proprio è una cosa diversa, richiede tempi lunghi di preparazione, sono special activities mirate a un singolo obiettivo e non a gruppi e molto raramente falliscono…”.
Quanto ad Abramovich e alla delegazione Ucraina con cui si è incontrato, “non possiamo escludere…
Fonte www.adnkronos.com 2022-03-28 17:17:44