“Sullo scompenso cardiaco negli ultimi anni la ricerca medica ha realizzato passi significativi ma molto lavoro va fatto ancora per la sensibilizzazione della popolazione. Lo scompenso, infatti, rappresenta in Italia la principale causa di ricovero tra gli ultra 65enni e comporta costi ospedalieri pari all’1,5% della spesa sanitaria. Le tecnologie sono d’aiuto, come nel caso di alcuni device impiantabili di elettrostimolazione e metodiche che consentono di arrivare in sicurezza al trapianto di cuore. All’inizio lo scompenso non si presenta con l’affanno o con le gambe gonfie, ma può provocare stanchezza e astenia che la persona di una certa età tende a considerare fisiologici. In questi casi, anche l’ecocardiogramma può risultare poco significativo, mentre solo il test con la punta al dito per la valutazione peptidi natriuretici può rivelare la presenza dello scompenso in fase precoce”. Lo ricorda l’Associazione italiana scompensati cardiaci (Aisc) che, per accendere i riflettori sull’importanza della riabilitazione cardiovascolare nel percorso di cura, promuove il 10 aprile un convegno all’Irccs San Raffaele Montecompatri, dal titolo ‘La riabilitazione nello scompenso cardiaco: un nuovo modello costruito sulle esigenze del paziente’.
“Oggi abbiamo la possibilità di trattare in maniera adeguata lo scompenso cardiaco, riducendo la mortalità e le ospedalizzazioni”, sottolinea Salvatore Di Somma, direttore del Comitato Scientifico Aisc/Aps, cardiologo, docente di Medicina Interna dell’Università Sapienza di Roma e presidente di Great-Italy. “Tra i nuovi farmaci – continua –, da sottolineare vi è l’avvento dell’associazione Sacubitril-Valsartan*, oltre ai betabloccanti e ai diuretici. Soprattutto, da qualche anno, sono stati resi disponibili gli Sglt2 inibitori, ipoglicemizzanti utilizzati per il controllo della glicemia che, in trial internazionali, si sono dimostrati efficaci anche nello scompenso…
Fonte www.adnkronos.com 2024-04-04 16:14:26