Individuata la causa in un virus (echo11), finora poco studiato perché ritenuto “di scarso interesse”, che è “all’origine dell’epatite infantile e neonatale”. Lo scorso anno nel Regno Unito si era verificato un incremento di casi di epatite acuta a eziologia sconosciuta nei bambini. E’ uno dei risultati messi a segno, in un anno di attività, dall’Inf-Act, la Fondazione ‘One Healh basic and translational research actions addressing unmet needs on emerging infectious diseases (Inf-Act)’, che coordina un progetto di partenariato esteso del ministero dell’Università e della Ricerca, presentati oggi a Roma all’Istituto superiore di sanità. Altro risultato “le mappe di rischio di insorgenza di casi di trasmissione di virus a trasmissione vettoriale”, “la costruzione di un database genomico degli organismi multiresistenti”, “lo sviluppo di materiali bioattivi, capaci cioè contrastare la diffusione dei virus”, e “molecole come potenziali antivirali ad ampio spettro molto interessanti”.
Il progetto Inf-Act è stato pensato per coprire l’intera ‘filiera’ della ricerca in ambito sanitario dedicata alle possibili epidemie emergenti e riunisce 5 aree tematiche, o nodi di ricerca: patologie virali emergenti, artropodi vettori e patologie trasmesse da vettori, antimicrobico resistenza, epidemiologia, sorveglianza e modelli matematici, innovazione e nuove strategie terapeutiche. Per la prima area tematica, ‘Patologie virali emergenti’, “in questi mesi siamo riusciti a creare modelli predittivi per individuare quali focolai epidemici avrebbero potuto svilupparsi. Siamo riusciti a prevedere, per esempio, i casi di vaiolo delle scimmie (500 casi nella sola Lombardia) e abbiamo anticipato – ricordano gli scienziati – la capacità di trasformarsi: era una zoonosi pura (da animale a uomo), oggi sa trasmettersi da uomo a uomo. Analogamente, abbiamo analizzato i casi di aviaria, coinvolgendo anche la rete degli Istituti zooprofilattici,…
Fonte www.adnkronos.com 2023-12-20 17:29:31