“E’ innegabile che la situazione dei Pronto soccorso in Italia sia difficile”, gravati come sono da problemi sempre più pressanti. Soprattutto di “organizzazione, a partire da una medicina del territorio insufficiente che porta a troppe richieste improprie”. A questo si aggiunge “il numero ridotto di medici, la mancanza di strumenti per proporre percorsi ai pazienti una volta risolto il problema acuto, la necessità di gestire non solo l’assistenza ma anche lo scontento dei cittadini”. Tutto questo “porta con sé sicuramente un elevatissimo stress per gli operatori. Una situazione esplosiva, insomma. Ma, in ogni caso, si tratta di un lavoro bellissimo, l’espressione massima, a mio avviso, del mestiere del medico. Per questo, nonostante tutto, io resto. E chiedo, allo stesso tempo, più attenzione e tutele per questo settore “. E’ il racconto, all’Adnkronos Salute, di Gabriele Valli, medico di Pronto soccorso in un grande ospedale romano che motiva, in un quadro così complicato per il settore, la scelta di chi non è attratto dalle sirene dei pagatissimi ‘gettonisti’ o da fughe verso il privato.
“I Pronto soccorso – sottolinea Valli – rappresentano la porta d’accesso alle cure ospedaliere. Siamo abituati ad affrontare urgenze sanitarie e situazioni di emergenza inedite. Con il Covid, che ci ha sorpresi in una fase in cui già non mancavano difficoltà, abbiamo dovuto gestire problemi incredibili, tenendo sotto controllo, per di più, due diversi Pronto soccorso: ordinario e Covid. E’ stato difficilissimo. Comunque, in generale, affrontare e risolvere problemi imprevisti fa parte di questo mestiere. E’ il fascino della medicina d’urgenza, ma anche la fonte di stress. Adoro questo lavoro che non cambierei, non cambierò. E’ meraviglioso perché ha un ruolo chiave nella cura: è la massima espressione di quello che io considero sia la professione, non il guaritore ma colui che cura. E curare non significa necessariamente far…
Fonte www.adnkronos.com 2023-08-28 09:10:53