“Dopo aver intervistato il superboss della Piana di Gioia Tauro, Pino Piromalli, Klaus Davi ha “intercettato” il pentito della ’ndrangheta vibonese, Emanuele Mancuso, per un’altra lunga intervista. Il giornalista italo-svizzero era affiancato da Alessio Fusco, inviato di Newsmediaset.
Emanuele, eccoci. Cominciamo con la prima domanda: vorrei chiederle cosa l’ha spinta a pentirsi. Perché si è rivolto alla giustizia?
«Allora, io ho deciso di collaborare con la giustizia perché stava per nascere mia figlia. Sette giorni prima che nascesse la bambina».
L’ha fatto per lei, insomma. Mi racconti un po’: che cosa succedeva? Quali erano gli interessi prevalenti della famiglia Mancuso?
«Gli interessi principali sono il narcotraffico dall’America del sud, dall’Argentina, dalla Bolivia, dalla Colombia e dall’Ecuador. Trasportano tonnellate e tonnellate di cocaina verso l’Italia, e poi ci sono gli affari petroliferi, i grandi appalti e numerosi investimenti al Nord Italia nell’edilizia».
Come funziona questo “metodo”, questo “metodo” mafioso? Lei era dentro a questo sistema, come funziona?
«In che senso?».
Lo spostamento di droga: da dove parte, ci sono incontri, contatti con le persone che stanno là, con gli imprenditori del posto? Oppure è un sistema mafioso – si va da queste persone e si minacciano –? Vorrei capire un po’ meglio.
«Per quanto riguarda soprattutto gli appalti?»
Per quanto riguarda gli appalti ma anche per la droga che viene portata su, da quello che mi sembra d’aver capito…
«Metodi per trasportare la cocaina dal Sudamerica ce ne stanno tantissimi ma cambiano soprattutto perché sicuramente cambiano i modi di indagare dalle Procure. La ’ndrangheta si evolve, è in continua evoluzione, però “metodi” ce ne stanno tantissimi».
Invece per quanto riguarda gli appalti si va dagli imprenditori con ricatti, minacce… o che altro?
«Assolutamente no! È difficile che capitasse che l’imprenditore…
Fonte reggio.gazzettadelsud.it 2022-02-27 18:15:52