Ricostituire l’unità dello storico casato di ’ndrangheta Piromalli-Molè, sfaldatosi dopo l’omicidio di Rocco Molè, cl. ’62, freddato l’1 febbraio del 2008 mentre era a bordo della sua minicar: era questo il progetto ambizioso di Aurelio Messineo, considerato un apicale della famiglia Piromalli, molto vicino al mammasantissima Pino “Facciazza”, che meditava di farsi interlocutore privilegiato di una possibile trattativa con il reggente della famiglia dei Molè, Nino “u jancu”, figlio di Mico e nipote del boss Mommo Molè.
A fornire l’occasione per realizzare l’auspicata “fase di rinnovamento” l’interlocuzione avviata dopo l’incendio di un peschereccio in un cantiere alla Tonnara di Palmi, nell’ottobre 2020. Il figlio della vittima del danneggiamento, Alessandro Cutrì “u lustru”, pluripregiudicato finito in manette nell’operazione “Joy’s Seaside”, invece di denunciare cerca la copertura mafiosa dei Piromalli che, quindi, aprono un dialogo con i Molé sfociato nella “pax” raggiunta durante un summit avvenuto sera del 3 dicembre 2020 nella parte nuova del cimitero di Gioia Tauro. Un luogo ritenuto sicurissimo e non presidiato dalle forze dell’ordine. L’incontro viene invece documentato dagli investigatori che immortalano i partecipanti delle due “delegazioni”: da un lato vi sarebbero Aurelio Messineo e Cosimo Romagnosi, per i Piromalli; dall’altro Antonio Molè “u jancu”, Guido Pavia, Antonio Albanese “u Barberi” e Giacomo Previte.
Da una successiva intercettazione ambientale captata durante un confronto tra Cosimo e Domenico Romagnosi, emergeva che al summit era intervenuto anche Alessandro Cutrì e che i contrasti tra quest’ultimo e i componenti della cosca Molè erano stati definitivamente appianati. Per il gip questo episodio ha l’indiscutibile valore di documentare come, attesi gli equilibri fortemente vacillanti tra le due storiche ’ndrine, la convivenza venisse assicurata mediante…
Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2023-03-10 15:09:52