Ammalarsi di Covid-19 moltiplica il rischio di sviluppare disturbi gastrointestinali entro un anno dall’infezione. Tra chi ha avuto Covid, rispetto a chi non è mai stato contagiato da Sars-CoV-2, la probabilità di soffrire a lungo termine di problemi a stomaco e intestino aumenta del 36% in generale. Si va da un rischio del 35% maggiore di reflusso gastroesofageo a una probabilità del 62% superiore di ulcere gastriche o dell’intestino tenue, passando per mal di stomaco (+36%), pancreatite acuta (+46%), infiammazione gastrica (+47%), sindrome dell’intestino irritabile (+54%). A fare i conti è un team americano in un maxi-studio pubblicato su ‘Nature Communications’. Gli autori stimano che, ad oggi, Covid-19 abbia contribuito a oltre 6 milioni di nuovi casi di disturbi gastrointestinali negli Usa e a 42 milioni in tutto il mondo. Tra i ‘lasciti’ del virus anche stitichezza, diarrea, dolore addominale, gonfiore, vomito e problemi al fegato compresa l’insufficienza epatica. Da sintomi lievi, dunque, a patologie potenzialmente mortali.
L’analisi è firmata da scienziati della Washington University School of Medicine di St. Louis e dal Veterans Affairs St. Louis Health Care System. I ricercatori hanno esaminato circa 14 milioni di cartelle cliniche anonime nel database gestito dal Dipartimento degli Affari dei veterani degli Stati Uniti, il più grande sistema sanitario integrato del Paese. Hanno quindi definito un set di dati controllati relativo a oltre 154mila persone risultate positive a Covid dal primo marzo 2020 al 15 gennaio 2021 e sopravvissute nei primi 30 giorni successivi all’infezione. Gli esiti gastrointestinali di questi pazienti sono stati confrontati con quelli riscontrati in due gruppi controllo di persone non contagiate da Sars-CoV-2: oltre 5,6 milioni nello stesso periodo 1 marzo 2020-15 gennaio 2021 e oltre 5,8 milioni dall’1 marzo 2018 al 31 dicembre 2019, quindi ben prima che il coronavirus pandemico…
Fonte www.adnkronos.com 2023-03-07 17:03:24