Probabilmente qualcuno dirà che è il mercato e non ci si può fare nulla, ma quella del “caro biglietti” è una questione che torna ormai ogni anno e non si può certo liquidare con affermazioni spicce. Anche perché si possono ripetere all’infinito ricette che rimandano al marketing territoriale, all’importanza della «narrazione» e del «brand Calabria», alle politiche contro lo spopolamento delle aree interne e dei «borghi», ma se chi è nato e cresciuto in Calabria e – per necessità o per scelta – oggi vive altrove non riesce a tornare a casa neanche a Natale, sarà difficile farci venire quelle frotte di visitatori e turisti da sempre idealizzate come panacea di tutti i mali. Rientrare in Calabria a ridosso delle feste è diventato proibitivo. E raccogliere le testimonianze di chi si trova a fronteggiare situazioni paradossali che a volte ostacolano il ricongiungimento con gli affetti più cari è, purtroppo, impresa facile. Il 23 dicembre, si sa, è il giorno peggiore per i rientri, ma per molti è anche l’unico possibile per mettersi in viaggio. Non tutti hanno infatti la possibilità – mentre per altri si tratta solo scarsa lungimiranza – di acquistare un biglietto mesi prima. Lo può fare chi ha per tempo la certezza di non avere incombenze in determinati giorni, ma molti lavoratori, professionisti, precari e studenti non sono sicuri, se non poco prima dell’agognata partenza, di quali giorni siano liberi per poter prendere treno o aereo alla volta della terra d’origine.
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Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2022-12-19 02:30:08