C’è un fenomeno che fa leva sulla voglia di ritocco degli italiani e che rischia di ‘inquinare’ una disciplina come la chirurgia estetica che, “come tutte le altre branche della medicina, prevede indicazioni piuttosto precise per far fronte a un determinato problema”. Paolo Santanchè, specialista in chirurgia plastica, lo descrive all’Adnkronos Salute come “una sorta di disonestà intellettuale” per cui “c’è chi si inventa scorciatoie dettate dal business“, portando molti pazienti a pretenderle anche da “chi non le proporrebbe mai”, ma che “alla fine per reggere la competizione del mercato viene indotto a offrirle comunque”. E il risultato è spesso un flop, perché “se ad esempio si vuole a tutti i costi un filler laddove invece servirebbe un lifting – avverte l’esperto – pretendendo il filler si finisce per uscire dall’ambulatorio con una faccia ‘a zampogna’”.
“La chirurgia estetica, come ogni altra disciplina medica – spiega Santanchè – prevede determinati trattamenti con determinate indicazioni. Non è che ogni problema abbia più di tante alternative terapeutiche; tranne che in casi particolari un po’ borderline, in generale ogni situazione da correggere ha una sua indicazione abbastanza precisa. Invece quello che capita è che la chirurgia estetica è stata un po’ trasformata”, imboccando una traiettoria deviata “inizialmente dal marasma di personaggi ‘fai da te’ che hanno trovato nel ritocco di bellezza lo sfogo della voglia di fare business, costringendo alla fine anche i professionisti che si sarebbero comportati diversamente a barcamenarsi per far fronte alla concorrenza, a non dire sempre no per non uscire dal mercato. Accade cioè che arriva il paziente, chiede una cosa e il chirurgo tendenzialmente cerca di accontentarlo, anche se la prestazione richiesta non è affatto quella più indicata per risolvere il problema sottoposto”.
L’allarme lanciato dallo specialista riguarda in altre parole le tecniche pretese non…
Fonte www.adnkronos.com 2022-12-10 18:26:07