di Consolato Minniti *
Reggio Calabria – Ci sono sorrisi che neppure la morte del corpo riuscirà mai a spegnere. Il Suo, cara presidente Gaeta, è fra quelli che certamente rimarranno impressi negli occhi e nella mente di tutti coloro che, almeno una volta, hanno avuto la fortuna di incrociare il suo sguardo.
La verità, anche se si fa fatica ad ammetterlo, è che mai pensi possa arrivare il giorno nel quale separarsi dalle persone a cui vuoi bene veramente. E con Lei era esattamente così: nonostante una lotta impari, ormai da anni, con un male che non voleva saperne di andare via, avevo imparato a conoscere una donna in grado di combattere la guerra emanando una forza straordinaria. Non era fatta di dichiarazioni roboanti o intenti sbandierati ovunque. Sapeva solo del genuino sapore dell’esempio.
Ho conosciuto una donna che, al dolore di una terapia perenne che scorreva nelle sue vene, alternava giornate intere tra ufficio e aula. E non certo solo per puro senso del dovere. Ma per Amore. Quel sentimento che diviene modo di essere, quando sai di averne così tanto da non poterlo contenere solo per te. E con Lei, cara presidente, accadeva esattamente così.
Non dimenticherò mai gli anni meravigliosi della Corte d’Appello, in cui tra corridoi e cancellerie sembrava sempre di stare all’interno di una grande famiglia. Non dimenticherò – da giovane giornalista appena approdato alla cronaca giudiziaria – il modo in cui trattava tutti coloro che mettevano piede in aula: fossero essi imputati, avvocati o magistrati. E persino giornalisti. Tutti con medesimo rispetto. Vero, non di facciata.
Sarà difficile non tenere impresso nella mente quel metro di giudizio che non riusciva mai a prescindere dall’umanità che il giudice deve possedere, anche quando si trova a dover applicare la legge nel modo più duro.
Quel sorriso riusciva a rassicurare anche i criminali incalliti. Sapevano che certamente non l’avrebbero fatta franca, ma che sarebbero stati…
Fonte www.newz.it 2022-11-19 11:09:36