“La procedura per segnalare gli illeciti, nata analogica, è stata completamente informatizzata solo nel 2018. Il tasso di crescita delle segnalazioni inviate all’Anac era molto serrato i primi anni ma sembra aver perso vigore negli ultimi”. A evidenziarlo un dossier realizzato da Csel (Centro studi enti locali) per l’Adnkronos. Csel precisa che “è difficile fare un raffronto esaustivo perché i dati diramati a questo proposito dall’Autorità Anticorruzione non sono del tutto comparabili”.
“Stando a quanto emerge dal 4° Rapporto sul Whistleblowing, presentato lo scorso ottobre e aggiornato al 30 giugno 2019, l’Anac – riferisce Csel – ha ricevuto 125 segnalazioni nel 2015, 183 nel 2016, 364 nel 2018, 783 nel 2018 e 439 al 30 giugno 2019. Premesso che non è stato reso noto il dato complessivo 2019, e che del 2020 si conosce solo il numero di fascicoli definiti dall’autorità (1.616) ma non è automatico che questi fossero riferiti allo stesso anno, ciò che salta all’occhio è che nel 2021 sono state inviate solo 529 segnalazioni, 254 in meno rispetto al 2018, con un calo quindi del 45%. Segno – avverte Csel – che la reticenza a farsi avanti in difesa della legalità e il timore di pagarne lo scotto, la fanno ancora da padrone nelle Pa italiane”.
Ma quali sono le condotte illecite oggetto di queste segnalazioni? “Nella maggior parte dei casi (dati Anac riferiti al 2018) i whistleblower – spiega Csel – si fanno avanti per segnalare corruzione, cattiva amministrazione e abusi di potere (24% dei casi). Seguono irregolarità negli appalti (22%), adozione di misure discriminatorie da parte dell’ente (19%), concorsi illegittimi (15%), incarichi o nomine irregolari (13%), cattiva gestione della cosa pubblica e mancata attuazione della disciplina anticorruzione (10%) e conflitto di interessi (7%)”….
Fonte www.adnkronos.com 2022-02-13 18:35:59