Enrico Letta alza l’asticella e la fa senza giri di parole. Non è “un ricatto”, non è “una ripicca” ma se i 5 Stelle escono, si va a votare. “E’ nella logica delle cose”. E le parole di Matteo Salvini e Silvio Berlusconi sono lì a confermarlo. “Quello che hanno detto è una considerazione ovvia”. Le parole del segretario del Pd davanti alla riunione congiunta dei parlamentari arrivano mentre è ancora in corso un consiglio nazionale fiume dei 5 Stelle. “Domani al Senato escono”, la previsione dei deputati e senatori che si infilano nella Sala Regina alla Camera. E il dem si appella “alla responsabilità di tutti”.
Poi l’indiscrezione dell’Adnkronos su un possibile nuovo incontro o comunque contatti nelle prossime ore tra Giuseppe Conte e il premier Mario Draghi, ferma i motori. E da molti dem viene letta come un ‘extra time’ di Conte per tentare di uscire dall’angolo ed evitare lo showdown domani al Senato nel voto di fiducia sul dl Aiuti. La convinzione tra i parlamentari Pd è che dopo le parole di Draghi ieri sul no al bis e quindi quelle di Salvini e Berlusconi, si sia diffuso il panico tra i pentastellati e che il tempo dei ‘giochetti’ sia finito.
E Letta non fa sconti, drammatizza, cita la Prima guerra mondiale. “Dico: attenzione, perché non vorrei che con i distinguo si finisse come con il colpo di pistola di Sarajevo che diede il via alla Prima guerra mondiale. Nessuno vuole che i distinguo divengano il colpo di pistola di Sarajevo”. Che farebbe saltare il governo ma anche le alleanze. Perché proprio nel momento in cui le priorità sociali del Pd e del campo progressista diventano priorità per il governo, sarebbe “paradossale aprire una crisi”.
“Nel momento nel quale il governo mette al centro della sua azione la lotta alla precarietà credo sarebbe paradossale mettere in crisi il governo”, scandisce Letta che anzi rivendica con “orgoglio” che le priorità poste da tempo dal Pd – dal salario minimo…
Fonte www.adnkronos.com 2022-07-13 14:41:00