“Un’altra stagione di caldo record. Da settimane esperti di salute e clima chiedono alla politica, quindi a chi è chiamato per legge a tutelare la salute dei cittadini, interventi adeguati per tenere al sicuro le fasce di popolazione particolarmente esposte ai rischi dovuti al caldo. La recente morte del bracciante agricolo in Calabria, rappresenta, così, l’ennesima ferita ad una popolazione che da decenni chiede alla politica di dare concretezza alla parola dignità. Valore, quello della dignità, elevato a fondamentale dalla nostra costituzione. Una morte che nel sud segue in ordine di tempo quella di diversi braccianti agricoli, e accade nonostante l’INAIL, a proposito dello stress-termico, ricordi da più tempo che i
“Non solo la Puglia – continua, poi, Tavernise – anche la Calabria, in realtà, ha vietato l’attività agricola in condizioni di esposizione prolungata al sole. Ma il provvedimento, l’ordinanza numero 44, in materia di igiene e sanità pubblica, risulta firmato il 30 giugno, dello scorso anno, dall’allora presidente della regione Nino Spirlì. Provvedimento, oggi inefficace, che recita: <È vietato il lavoro in condizioni di esposizione prolungata al sole, dalle 12.30 alle ore 16 con efficacia immediata e fino al 31 agosto 2021, sull’intero territorio regionale nelle aree o zone interessate dallo svolgimento di lavoro nel settore agricolo, limitatamente ai soli giorni in cui la mappa del rischio indicata sul sito https://www.worklimate.it/scelta-mappa/sole-attivita-fisica-alta/ riferita a lavoratori esposti al sole con attività fisica intensa ore 12.00, segnali un livello di rischio Alto>. Con conseguenze sanzionatorie, per come dettate dall’art. 650 c.p., in caso di inosservanza degli obblighi prescritti”.
“L’auspicio, dunque – conclude Tavernise – è che Occhiuto riprenda quel provvedimento agendo, così, per tutto il territorio regionale, ma i sindaci non si sentano esclusi, perché se la politica regionale dovesse mostrarsi sorda, nel…
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Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2022-07-12 07:30:56