In vista del picco estivo dei contagi, che dovrebbe venir raggiunto tra un paio di settimane, gli studiosi stanno tenendo monitorato il Covid e la sua diffusione nel mondo. In particolare, quella che ora preoccupa di più è la nuova variante Ba 2.75, identificata in India ma già presente in diversi Paesi, che pare essere ancor più contagiosa di Omicron 5, con capacità di contagiare anche persone guarite dal virus o vaccinate di recente.
Ed è proprio mentre studiavano come limitare quanto possibile il diffondersi del Covid, che gli studiosi hanno fatto una scoperta importante: l’importanza che ‘l’imprinting immunitario’ ha sulla capacità di reagire al virus.
Per imprinting immunitario, ricorda laleggepertutti.it, si intende la prima proteina spike SARS-CoV-2 che una ciascuno ha incontrato, sia essa arrivata dal vaccino o da un contagio. Secondo gli esperti, la prima variante di Covid che il sistema immunitario si è trovato ad affrontare va a modellare la successiva risposta che saprà dare alla malattia. Per cui è possibile che un soggetto che si è ammalato durante la prima ondata faccia più fatica a rispondere alle successive varianti del Covid, non tanto perché sono differenti, quanto perché il sistema immunitario pensa di incontrare lo stesso virus e abbassa la guardia, quando in realtà non è così.
Naturalmente, come sempre quando si tratta di salute, la reazione non è automatica ma dipende principalmente dalla capacità di reazione di ciascun sistema immunitario, motivo per cui l’imprinting è stato ora riconosciuto tra i fattori in grado di fare la differenza nella capacità di ciascuno di combattere il virus. Solitamente, secondo lo studio pubblicato su Science qualche tempo fa, l’imprinting è capace di portare risvolti negativi o positivi a seconda del ceppo a cui si lega. È proprio il ‘peccato originale antigenico’ che può indebolire o rafforzare la risposta a future varianti dello stesso patogeno.
Fonte www.adnkronos.com 2022-07-09 07:28:26