“Scioperiamo mal
volentieri. Non lo facciamo quasi mai. La sobrietà è lo stile
del magistrato. Esporsi in questo modo è un’anomalia. Ma è
un’anomalia che vuole essere un grido d’allarme nel tentativo di
costruire una contronarrazione perché finora la narrazione
pubblica su questo tema è totalmente schiacciata su quella che è
la prospettiva che la maggioranza di governo ha presentato”. A
dirlo è stato il procuratore aggiunto di Reggio Calabria Stefano
Musolino, segretario nazionale di Md.
A Reggio – nel cui distretto l’adesione allo sciopero è stata
di oltre l’80% – i magistrati si sono ritrovati sulla scalinata
della Corte d’appello, in piazza Castello, con la Costituzione
in mano per dire no alla riforma Nordio e contestando la
proposta di separazione delle carriere.
“Ci preoccupa – ha aggiunto Musolino – la separazione delle
carriere per quello che sarà un effetto immediato, cioè rendere
i giudici e i pubblici ministeri meno autonomi e indipendenti. E
questo non è un problema per noi. È un problema i cittadini
perché giudici e pm meno autonomi e indipendenti garantiscono
meno i diritti e soprattutto i diritti delle persone meno
potenti. I potenti avranno sempre il loro spazio di tutela”.
Anche per Antonella Stilo, presidente dell’Anm di Reggio
Calabria, la separazione delle carriere è “uno scenario
pericoloso per i diritti dei cittadini. Se in ipotesi il passo
successivo sarà quello di mettere il pubblico ministero sotto
l’ala protettrice del potere esecutivo, il rischio è ancora più
grosso perché il governo potrebbe dire quali reati sono
perseguibili e quali no. È chiaramente intuibile che il
principio per cui tutti siamo uguali davanti alla legge
diventerà un mero simulacro, una frase priva di significato”.
“Cerchiamo di difendere quella che è la base fondamentale del
Paese, cioè la nostra Costituzione – ha spiegato il procuratore
di Palmi Emanuele Crescenti -. Non c’è un interesse nostro. Non
riusciamo a comprendere quale sia il disegno che vuole una
modifica che non ha nessun senso. Scioperiamo perché modificare
un sistema come quello costituzionale significa mandare il Paese
allo sfascio e inseguire una giustizia che non è più quella di
tutti”.
Tra i magistrati che hanno manifestato a piazza Castello
anche il consigliere del Csm Antonino Laganà secondo cui “non è
uno sciopero per garantire privilegi, ma per tutelare
l’autonomia e l’indipendenza della magistratura. Noi vorremmo
che prima che si cambi la Costituzione, tra le più rigide del
mondo, ci sia un momento di riflessione, si ritiri questa
riforma o perlomeno ci si metta a dialogare con le varie parti
costituzionali. Per non arrivare a una riforma che ha l’unico
fine di indebolire inspiegabilmente l’assetto del potere
giudiziario”.
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Fonte www.ansa.it 2025-02-27 15:21:19