“Mi auguro che vengano eletti, nel rispetto della segretezza del voto – dunque non mediante preferenze plurime su un’unica scheda – quattro giudici costituzionali di riconosciuta competenza, lunga esperienza e comprovata autonomia. Se poi saranno 4 donne, meglio ancora”. A rispondere all’Adnkronos sull’opportunità che il Parlamento in seduta comune incrementi la presenza femminile a Palazzo della Consulta è Andrea Pugiotto, ordinario di Diritto costituzionale all’Università degli studi di Ferrara; condirettore della rivista Quaderni Costituzionali, che ricorda: “Ci sono voluti ben quarant’anni per avere la prima giudice costituzionale: era il 1996, quando il Presidente Scalfaro nominò Fernanda Contri. E ci sono voluti altri ventitré anni perché, nel 2019, il collegio dei giudici costituzionali eleggesse a proprio presidente una donna, Marta Cartabia. Oggi, con una Corte costituzionale ridotta a 11 membri, sono tre le giudici donne, ma nessuna di loro è stata eletta dalle Camere riunite”.
Un lungo percorso in salita per le donne a Palazzo della Consulta, dal momento che finora sono state, complessivamente, soltanto 8? “C’è voluto troppo tempo per infrangere il tetto di cristallo. Eppure, e non da oggi, non esiste alcuna plausibile ragione per preferire un giudice uomo a una giudice donna: da costituzionalista, conosco e ammiro giuriste di assoluto valore, di grande competenza e di sicura indipendenza, che meriterebbero di essere elette alla Corte. In verità, e da sempre, deputati e senatori oppongono a ciò un’incomprensibile resistenza, se è vero che – dal 1956 ad oggi – solo una volta la loro scelta ha premiato una donna (Silvana Sciarra, nel 2014)”.
Nella formula spartitoria del 2+1+1 (due giudici alla maggioranza, uno all’opposizione ed un tecnico) concordata fra le parti politiche pare tuttavia che solo un posto, quello del tecnico indipendente, sarà riservato ad una donna….
Fonte www.adnkronos.com 2025-02-10 12:35:20