Dipinti, grafica e sculture di artisti quali Giorgio de Chirico, Mario Sironi, Lucio Fontana, Massimo Campigli, Salvador Dalí, Andy Warhol, Mario Schifano, Robert Rauschenberg, Christo passati dalle mani della criminalità organizzata a quelle dello Stato, sono da oggi in mostra a Reggio Calabria. E’ stata inaugurata al Palazzo della Cultura “Pasquino Crupi” l’esposizione “SalvArti, dalle confische alle collezioni pubbliche”. Dopo l’anteprima alla casa museo “Hendrik Christian Andersen” di Roma e l’esposizione a Palazzo Reale a Milano, che ha registrato più di 20mila visitatori, la mostra sarà visitabile, in riva allo Stretto, fino al 27 aprile 2025.
Alla presentazione sono intervenuti il sindaco metropolitano di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, la sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro con delega all’Agenzia nazionale dei beni sequestrati, la direttrice dell’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati Maria Rosaria Laganà, il dirigente del Sistema museale nazionale e valorizzazione del patrimonio culturale della Direzione generale Musei del ministero della Cultura Roberto Vannata, il direttore Cultura e area mostre e musei del Comune di Milano Domenico Piraina.
Si tratta, è stato spiegato, “di una mostra di grande portata culturale e sociale che vuole sottolineare e riaffermare, soprattutto tra le giovani generazioni, il fondamentale valore della legalità. Si tratta di un patrimonio artistico frutto di confische da parte dello Stato alla criminalità organizzata e che ora appartengono al patrimonio pubblico e che restituiscono una serie di opere d’arte contemporanea”. L’esposizione è parte del progetto Arte per la cultura della legalità, a cura della Direzione generale Musei del Ministero della Cultura, dell’Agenzia nazionale beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, del Comune di Milano e della Città Metropolitana di Reggio Calabria, in collaborazione con il ministero dell’Interno.
Oltre a presentare un patrimonio culturale in parte rimasto ancora inaccessibile alla collettività, l’iniziativa mette in risalto il ruolo e l’impegno delle istituzioni coinvolte nel lungo e virtuoso processo che è stato necessario per recuperarle e, fra queste, il Comando carabinieri Tutela del patrimonio culturale e la Guardia di finanza e per verificarne l’autenticità e l’interesse culturale.
Le oltre 80 opere che compongono il percorso espositivo, ordinato secondo un criterio cronologico e tematico, provengono da due differenti procedimenti. Il primo è scaturito da due indagini incrociate, svolte dal Ros dei Carabinieri e dal Nucleo di Polizia valutaria della Guardia di finanza, per una maxi-frode fiscale legata a una rete internazionale di riciclaggio. Il secondo è frutto di una confisca a carico di un soggetto pienamente inserito nel circuito della criminalità organizzata e stabilmente dedito ad attività economiche illecite.
La mostra consente di ripercorrere gli sviluppi dell’arte dalla prima metà del Novecento fino ai primi anni Duemila, in particolare l’evoluzione dei linguaggi espressivi e delle correnti artistiche del tempo.
Dopo le rassegne di Milano e Reggio Calabria, il primo gruppo di lavori, provenienti da una confisca divenuta definitiva nel 2018, sarà consegnato a diversi istituti museali del MiC selezionati dal direttore generale Musei Massimo Osanna su tutto il territorio nazionale: a Milano (Pinacoteca di Brera – Palazzo Citterio), Roma (Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Museo delle Civiltà e Istituto centrale per la grafica), Napoli (Castel Sant’Elmo e Museo del Novecento) e Cosenza (Galleria nazionale di Cosenza). Il secondo gruppo di 22 opere rimarrà a Reggio Calabria, al Palazzo della Cultura “Pasquino Crupi” dove, sin dal 2016, sono permanentemente esposte oltre 100 opere d’arte, tutte facenti parte di un’unica confisca.
“E’ un percorso – ha detto Falcomatà – che non ha la pretesa di istruire, ma l’ambizione di educare alla bellezza, alla cultura, alla legalità. Tre termini che sono uniti in un modo inscindibile e indissolubile,
soprattutto nella nostra città. E’ un percorso che completa l’attività iniziata dalla magistratura, dalle forze dell’ordine, che continua con il sequestro e la confisca dei patrimoni mafiosi e si completa con la restituzione dei beni illecitamente accumulati e sottratti alla collettività. In questo caso si tratta di opere d’arte. È bello ed importante, non è scontato che la nostra città sia protagonista di questo momento di
altissima cultura e di straordinaria qualità. Anche questo lo consideriamo un percorso, nell’ambito dell’investimento straordinario che, sia il Comune che la Città metropolitana, stanno facendo nel settore Cultura, inteso come elemento indispensabile nel percorso di crescita economica sociale e turistica del nostro territorio. Lo riteniamo un altro tassello che ci accompagna nella marcia di avvicinamento alle audizioni
finali per la scelta di Capitale italiana della Cultura 2027″.
“Il mio sincero ringraziamento – ha detto Wanda Ferro – va a tutti i partner, istituzionali e privati, che hanno contribuito alla realizzazione della mostra. La scelta di esporre queste opere a Reggio Calabria, al termine di una mostra itinerante che ha interessato l’intero territorio nazionale, non è casuale: qui resteranno 22 delle opere esposte, provenienti da una confisca avvenuta in questo territorio, altre 28 andranno a Cosenza. Ciò ha un forte valore simbolico, perché i beni delle cosche, che si sono arricchite a danno di questo territorio, vengono restituiti ai cittadini. Con questa esposizione, unica nel suo genere, celebriamo non solo la bellezza di opere d’arte straordinarie, ma intendiamo ribadire che ancora una volta lo Stato è presente e vince nella lotta al crimine organizzato. Siamo di fronte ad un patrimonio il cui passato è stato adombrato dalla macchia dell’illecita appartenenza alle organizzazioni criminali e che oggi è stato finalmente restituito al perimetro della legalità, grazie al prezioso lavoro svolto dalla Magistratura e dalle Forze dell’ordine e alla proficua collaborazione tra diverse istituzioni. I quadri di oggi, e l’arte che essi rappresentano, costituiscono quindi validi veicoli per diffondere una cultura della legalità”.
“Forse non tutti – ha sostenuto Laganà – sono consapevoli della vastità e della varietà del patrimonio confiscato alla criminalità organizzata. Si pensa spesso oggettivamente che i numeri maggiori siano quelli riferibili ai beni immobili, ai terreni o alle aziende; in realtà esistono altre categorie di beni, quali opere d’arte, oggetti preziosi o di design che rappresentano ulteriori modalità di riciclaggio di denaro. Ci riesce difficile pensare che tali persone facciano acquisti di questo genere per spirito artistico, per circondarsi del bello. Il patrimonio oggetto di sequestro può avere, dunque, molteplici sfaccettature che rendono complesse le attività di restituzione dei beni, ognuno dei quali può presentare criticità più o meno evidenti. In tale ottica fondamentale è la creazione di una rete di collaborazioni con altre istituzioni e con la società civile al fine di realizzare la vera mission di chi ha immaginato questa normativa. Si tratta, pertanto, non soltanto di sottrarre alla criminalità il patrimonio accumulato illecitamente, ma restituire ai territori le ricchezze di cui sono stati privati, sia in termini di bellezza che di prospettive di sviluppo”.
“L’importanza di questa mostra – ha sostenuto Vannata – sta nella cooperazione sinergica tra varie Istituzioni che si sono unite e che hanno, dall’inizio di quest’operazione, restituito il grande patrimonio storico artistico alla collettività, alla fruizione pubblica. C’è un altro aspetto da non sottovalutare, ossia questo grande patrimonio culturale entrerà ufficialmente e definitivamente a far parte delle collezioni pubbliche in alcuni degli istituti più prestigiosi del sistema museale nazionale. Parliamo ad esempio del Museo di Napoli, il Museo del ‘900, la Galleria nazionale di Cosenza, la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea di Roma, la Pinacoteca di Brera e diversi altri istituti. Quindi c’è un significato profondo che va oltre il valore intrinseco di questa esposizione, ossia il voler riportare alla collettività qualcosa che è stato implicitamente e illegalmente sottratto e per decenni mantenuto nelle mani della criminalità organizzata”.
“I valori civili e culturali della mostra ‘SalvArti’ e del più ampio progetto di opere d’arte confiscate alla criminalità organizzata, con il conseguente affidamento alle istituzioni e alle comunità – ha affermato Piraina – sono indubbiamente fonte di soddisfazione e di gratitudine. Esprimiamo infatti riconoscenza per lo straordinario lavoro svolto a più livelli dall’autorità giudiziaria, dalle forze dell’ordine e dai colleghi dei ministeri competenti e delle città, unite nell’esemplare rappresentazione di un costante e coraggioso sforzo di contrasto all’illegalità, capace, in questo specifico caso, di tramutarsi anche in un’occasione di riscatto e di
proposta a beneficio dell’interesse pubblico. Le mostre di Roma, Milano e Reggio Calabria segnano così le tappe di un percorso che trova evidenza nell’esposizione di alcuni tra i più significativi quadri recuperati, di sculture e, in qualche caso, anche di più complesse, per tecnica e materiali, creazioni contemporanee”.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
Fonte www.ansa.it 2025-02-08 17:59:24