“Un continuo, asfissiante
controllo del territorio”. E’ quello che esercitava la cosca
Gallace, radicata sul basso Jonio Catanzarese ma con proiezioni
in Lazio, Lombardia e Piemonte. Il procuratore facente funzioni
di Catanzaro Vincenzo Capomolla, parlando dei 44 arresti
eseguiti – 15 in carcere e 29 ai domiciliari – questa mattina
dai carabinieri del Comando provinciale di Catanzaro e del Ros
centrale ha spiegato che la cosca ha avuto “capacità di
condizionamento sia sulla campagna elettorale del 2021 per il
Comune di Badolato che sulle successive attività dell’ente”.
Condizionamento che ha portato gli arresti domiciliari il
sindaco di Badolato, Nicola Parretta, il vicesindaco Ernesto
Maria Menniti, il presidente del consiglio comunale Maicol
Paparo e gli assessori Antonella Giannini e Andrea Bressi.
Capomolla ha parlato anche di “intimidazioni brutali”
effettuate nei confronti di vittime di estorsioni e di
vessazioni da parte della cosca di ‘ndrangheta. Un gruppo
criminale che poteva contare sul concorso esterno di
imprenditori e anche “su ingenti partire di armi acquisite su
canali internazionali, in particolare provenienti da Serbia e
Montenegro”. Si tratta di armi sia comuni che da guerra come
kalashnikov o fucili da cecchino. “La cosca si avvaleva degli
arsenali abbandonati dopo le guerre balcaniche”, ha detto il
procuratore aggiunto Giancarlo Novelli sottolineando “la
proiezione internazionale dell’organizzazione criminale”.
Nel corso delle indagini sono anche stati arrestati tre
latitanti appartenenti al locale di Guardavalle, oggi indagati
in questa inchiesta. Si tratta di Cosimo Damiano Gallace
“considerato tra i latitanti di massima sicurezza – ha detto il
colonnello del Ros centrale Gianluca Valerio -. L’arresto è
avvenuto nel 2021. L’anno successivo è stato catturato anche il
fratello Antonio Gallace che si trovava ad Anzio. E infine è
stato catturato in Sicilia Francesco Gaetano”.
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Fonte www.ansa.it 2025-01-29 14:08:29