Ha fatto tutto da sola Rosa Vespa, la cinquantunenne fermata dalla Squadra mobile di Cosenza la sera di martedì scorso con l’accusa di avere sequestrato nel tardo pomeriggio dello stesso giorno una neonata sottraendola con uno stratagemma alla madre nella clinica “Sacro cuore”. É questa la convinzione della Gip, Claudia Pingitore, che, su conforme parere del sostituto procuratore della Repubblica, Antonio Bruno Tridico, ha disposto la scarcerazione del marito della donna, Moses Omogo Chidiebere, di 43 anni, senegalese, che era stato fermato insieme a lei nel momento del ritrovamento della piccola Sofia nell’appartamento della coppia a Castrolibero, centro limitrofo a Cosenza.
Rosa Vespa avrebbe, in sostanza, ideato e messo in atto in modo del tutto autonomo il sequestro di Sofia, ingannando tutti, parenti, amici e persino il marito, che sarebbe stato davvero convinto della gravidanza della moglie La già incredibile vicenda del sequestro di Sofia assume così toni ancora più clamorosi con la scarcerazione del marito di Rosa Vespa, che sarebbe caduto in pieno nel tranello ordito dalla moglie. “Il mio assistito – ha detto l’avvocato Gianluca Garritano, difensore del senegalese – è stato creduto totalmente dai magistrati perché lui stesso ha ritenuto credibile la gravidanza portata avanti dalla moglie. Ci sono anche delle foto che ritraggono Moses mentre bacia la pancia della moglie. Rosa Vespa aveva un pancione credibile che la faceva sembrare incinta ed ha mostrato al marito anche una lettera di dimissioni dalla clinica che l’uomo ha ritenuto fosse vera”.
Restano molti, comunque, i punti da chiarire nella dinamica dei fatti. Uno dei quali riguarda, senz’altro, le varie fasi in cui si é concretizzato il sequestro di Sofia. Già il fatto stesso che Rosa Vespa abbia potuto entrare indisturbata nella clinica, munita di un ovetto, e ne sia poi uscita insieme al marito, ha dell’inverosimile. Nessuno del personale della clinica ha chiesto conto alla donna, e tanto meno al marito, di cosa stessero facendo all’interno della struttura. Ed il fatto é ancora più grave se si pensa che se qualcuno avesse fermato la donna e le avesse chiesto cosa ci faceva nella clinica, anche il marito di Rosa Vespa avrebbe scoperto l’inganno e tutto si sarebbe risolto molto prima.
Il caso ha voluto, per fortuna, che Moses Omogo Chidiebere si sia recato nella clinica insieme alla moglie con la sua auto, a dimostrazione ulteriore della sua buonafede. Le immagini della vettura riprese dalle telecamere della clinica, ed in particolare della targa, hanno consentito di individuare nel giro di poche ore l’abitazione in cui era stata portata la piccola Sofia, interrompendo la festa per l’arrivo del “nuovo arrivato”, spacciato appunto per un maschietto perché come tale era stato annunciato, che era stata organizzata, alla presenza di numerosi parenti e amici della coppia.
Resta da vedere, adesso, quale sarà la linea difensiva di Rosa Vespa dopo che la sua posizione, a seguito della scarcerazione del marito, si é obiettivamente aggravata. L’avvocato della donna, Teresa Gallucci, del Foro di Cosenza, peraltro nominata appena ieri, non ha fatto alcuna dichiarazione sugli sviluppi che ha registrato la vicenda nella giornata odierna. Secondo alcune fonti, la penalista si sarebbe recata nel pomeriggio nel carcere di Castrovillari, dove é detenuta Rosa Vespa, dopo avere partecipato all’interrogatorio nella casa circondariale di Cosenza, per concordare con la sua cliente una linea difensiva.
C’é da capire, inoltre, se e quando sarà presentato un ricorso al Tribunale della libertà per chiedere la revoca dell’arresto della presunta sequestratrice.
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Fonte www.ansa.it 2025-01-24 19:51:33