“Allo stato si tratta di un’idea allo studio del governo, come possibile risposta ai fatti di cronaca di questi giorni. Manca o non è pubblica una proposta normativa e quindi ogni valutazione tecnica è difficile. Aspettiamo di vedere se e quale norma sarà proposta. Va però detto che i margini per uno scudo penale per le forze dell’ordine, che impedisca l’avvio di un procedimento penale per accertare possibili reati commessi nell’esercizio delle funzioni, sono ridottissimi per almeno due ragioni”. Lo afferma all’Adnkronos Gian Luigi Gatta, professore ordinario di diritto penale presso l’Università degli Studi di Milano, secondo il quale un intervento simile è “senza dubbio” a rischio incostituzionalità.
“Anzitutto perché la Costituzione prevede il principio di obbligatorietà dell’azione penale: nel nostro Paese l’iscrizione nel registro degli indagati dell’autore di un reato non è un atto discrezionale, come in altri Paesi, ma obbligatorio – prosegue il prof. Gatta – Derogare a questa regola per le forze dell’ordine violerebbe non solo il principio di obbligatorietà dell’azione penale (secondo l’articolo 112 della Costituzione ‘il pubblico ministero ha l’obbligo di esercitare l’azione penale’) ma anche il principio di uguaglianza (articolo 3 della Costituzione): perché solo per le forze dell’ordine e non per altri?”.
“In secondo luogo, contrasterebbe con la tutela di diritti umani come la vita e l’integrità fisica uno scudo che impedisse di avviare un procedimento per accertare possibili offese a quei diritti da parte di chi rappresenta lo Stato – sottolinea il prof. Gatta – Il contrasto con i principi costituzionali e con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo va preso in seria considerazione da chi sta trattando il dossier di cui si parla in queste ore sui media. Pensiamo ai fatti del G7 di Genova o ai procedimenti per tortura o maltrattamenti…
Fonte www.adnkronos.com 2025-01-14 17:48:02