E’ morto qualche giorno prima di
Natale in Grecia Stathis Abatiello, aveva 88 anni. Abatiello era
il proprietario della “casetta rossa” a Cefalonia, luogo dove il
24 settembre 1943 vennero radunati dall’esercito tedesco gli
ufficiali italiani della Divisione Acqui, tra cui alcuni
calabresi, che da lì a poco sarebbero stati fucilati, solo
perché si erano rifiutati di consegnare loro le armi dopo
l’armistizio dell’8 settembre. A ricordarlo è Nicola Coppoletta,
presidente della sezione calabrese dell’Associazione nazionale
Divisione Acqui.
“Sette di quegli ufficiali – rammenta Coppoletta, che negli
anni ha mantenuto rapporti di amicizia e collaborazione con
Abatiello a ricordo di quell’eccidio – erano corregionali: i
capitani Giuseppe Bagnato e Giuseppe Di Giacomo; i sottotenenti
Antonio Torcia Torcia, Natalino Gemelli, Ugo Correale
Santacroce, Giorgio Meo Giorgio e il tenente Paolino Principato.
La casetta rossa divenne così da subito il luogo simbolo del
sacrificio di oltre 100 ufficiali che con dignità andarono
incontro alla morte affermando con un altissimo atto di
resistenza i valori della giustizia e della libertà che
trovarono realizzazione nella nostra costituzione repubblicana”.
“Stathis Abatiello all’epoca – prosegue Coppoletta – era un
bambino e la sua famiglia aveva instaurato buoni rapporti di
amicizia con i soldati e gli ufficiali italiani. Il devastante
terremoto che colpì l’isola di Cefalonia nel 1953 distrusse
anche la casetta rossa, ma lui e la sua famiglia vollero
ricostruirla dandole lo stesso colore rosso e addirittura
inglobando all’interno della stessa il pozzo dove quegli
ufficiali prima di morire si appoggiarono per scrivere le ultime
memorie ai propri familiari. Ciò a testimonianza di quanto la
custodia della memoria fosse ritenuta da loro importante”.
Per il presidente della sezione Calabria dell’associazione
‘Divisione Acqui’, che da tempo conserva la memoria di quei
tristi accadimenti, “Stathis Abatiello è stato, non solo il
custode fino alla sua morte, ma ha avuto la capacità e la
perseveranza di trasformare e valorizzare un luogo così tragico
e tristemente famoso in un luogo di pellegrinaggio e di
accoglienza; soprattutto per i tanti italiani che vi si recano
ogni anno per ricordare quanti lasciarono in quelle circostanze
e in quei luoghi la loro giovane vita. Stathis Abatiello li ha
accolti tutti con il sorriso, l’affetto e la semplicità tipica
dei grandi uomini in nome di quell’ospitalità che ha sempre
caratterizzato la gente di Grecia. A tutti gli italiani –
sottolinea Coppoletta – ha regalato tanti ricordi, anche quelli
della sua vita; a tutti ha donato un fiore del suo splendido
giardino che si affaccia sul mare greco. Grazie alla mia amica
Bruna De Paula, residente a Cefalonia che tanto si adopera per
la conservazione della memoria della Divisione Acqui, ho avuto
la fortuna di incontrarlo per la prima volta l’1 settembre 2018
in occasione della posa di una targa a ricordo degli ufficiali
calabresi fucilati e subito mi è sembrato di averlo conosciuto
da sempre. Così ogni anno non potevo non tornare da lui. Ciao
Stathis, fai buon viaggio. Il tuo grande cuore continuerà a
battere nel cuore di tutti gli italiani che hanno avuto il
privilegio di conoscerti”.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
Fonte www.ansa.it 2024-12-28 09:48:42