Il Cucchiaio d’oro, lo storico libro di Artusi, il Talismano della felicità di Ada Boni e le prime riviste di cucina con le ricette a colori e descritte minuziosamente cui ispirarsi. La tradizione gastronomica italiana a Natale e nelle feste da il meglio di sè: ricchissima regione per regione. Cosa si metteva a tavola a Natale negli anni del boom? La Cucina Italiana, storica rivista, ha ripescato in chiave vintage il Natale 1964 per scoprire che… Gelatine, crostacei, tortellini alla panna, tacchini ripieni e dolci stravaganti celebrano un Natale che, sia pure lontano da noi nel tempo, doveva rappresentare all’epoca il trionfo della modernità. Non a caso molti piatti nella percezione sono datati anni ’80 ma invece risalgono proprio a quell’epoca
Tra gli antipasti spicca la gelatina di scampi.
Associati generalmente agli anni Ottanta, questi aspic di pesce, spesso impiattati con una cornice di uova sode, sono in realtà una preparazione tipica del periodo del miracolo economico.
E se nel 2024 impazza la febbre per i “sando” fatti con lo shokupan, soffice pane giapponese al latte, nel 1964 si prende un pane in cassetta, si taglia, si riempie di diverse salse e si ricostruisce nella sua forma originaria, una golosità arrivata fino ai party di oggi indenne.
Piatto forte e simbolo del nuovo lusso gli scampi. Negli annali di La Cucina Italiana c’è il trionfo di aragostine che, con il suo impianto così decorativo, assicura un tono da grande cuisine a tutte le tavole natalizie. Il primo piatto è ricco come non mai: tagliatelle in tortiera. A metà tra uno sformato e una frittata di pasta, questa ricetta propone un’insolita versione delle tagliatelle “della domenica” condite con una salsa di fegatini e cuori di pollo. Bizzarria dei tempi: il sugo combina cipolla, prosciutto, burro olio, brodo e salsina di pomodoro!
Immancabili poi i tortellini ma a Natale sono asciutti alla panna e nel nido. Un abbinamento inconsueto, quasi due piatti combinati in uno: i tanto discussi tortellini alla panna – anche questi poi passati a significare gli anni ottanta – costituiscono l’insolito ripieno di cestini di pasta brisée. Senza nessuna pretesa di ortodossia, la farcia dei tortellini è composta da prosciutto crudo, salsiccia, petto di pollo, uova e parmigiano. Pillole di storia gastronomica, ricorda Arianna Laurenti, storica dell’arte per la rivista: l’anno successivo, nel 1965, nascerà la Dotta confraternita del tortellino che depositerà solo nel 1974 l’autentica ricetta del ripieno del “Tortellino di Bologna”, da mangiare rigorosamente in brodo di manzo e gallina.
In un menù natalizio non può, secondo antiche tradizioni, mancare un volatile farcito, cotto al forno. Scovato negli annali un tacchino, in una preparazione particolarmente laboriosa – 5 ore di preparazione, ago e filo richiesti! – riempito di un’abbondante farcia composta da marroni, salsiccia, pancetta, mortadella, uova e parmigiano. Come piatto di mezzo anche il filetto al forno con verdure. Dopo i fasti delle precedenti portate, tutte giocate sulla perfezione tecnica e sull’arditezza della composizione, una ricetta più essenziale, dove a diventare protagonista è la qualità del filetto insaporito da una salsa al cognac e verdure al burro. Con la carne il contorno: Cavolfiore al forno. Un cavolfiore cotto intero al forno, quasi a voler imitare la cottura e l’aspetto di un piatto di carne, è il contorno previsto da questo menù prima dell’arrivo dei dolci. Infine i dolci. Prima che il panettone invadesse ogni tavola italiana non era all’epoca così scontato. Ecco perchè si trova ad esempio il Gelato caldo. Una meringa con un cuore di gelato al cioccolato: Il nome di questo dessert potrebbe trarre in inganno: il gelato in realtà non sarà caldo, perché il passaggio in forno sarà molto breve, giusto il tempo di permettere alla meringa di colorarsi.
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