(di Elisabetta Stefanelli)
È una rossa e sfavillante Ferrari
275 gtb del 1965 disegnata da Pininfarina ad accogliere i
visitatori nel Palazzo Attems Petzenstein a Gorizia fino al 17
novembre e a dare immediatamente l’idea di quel rombante
decennio tutto nel senso dell’accelerazione che la mostra Italia
Sessanta celebra nella sua complessità. Una macchina sul piano
inclinato che affaccia sulla vetrata del verde giardino che
circonda questo bel palazzo del Settecento, sede di una
pinacoteca nel centro della città che il prossimo anno sarà con
Nuova Gorica sede del progetto Go!2025, ovvero capitale europea
della Cultura. Ma la mostra è stata preceduta nel 2023
dall’analoga Italia Cinquanta, nel segno di un progetto del
museo diretto da Raffaella Sgubin di attraversare la società
italiana decennio per decennio attraverso una scelta di quel
Made in Italy di cui si va tanto fieri ma si racconta pochissimo
e qui è raccontato mirabilmente.
Si apre ‘Italia Sessanta. Arte, Moda e Design. Dal Boom al
Pop’ con il bianco e nero dell’optical, strepitoso gioco di
forme che confondono in una serie di elegantissimi abiti da
sera. L’esposizione a cura di Carla Cerutti, Enrico Minio
Capucci, Raffaella Sgubin e Lorenzo Michelli catapulta il
visitatore in un caleidoscopio di colori, materiali, forme, alla
ricerca di una ridefinizione del concetto stesso di umanità.
Ci sono gli abiti e gli accessori rivoluzionari di stilisti
come Roberto Capucci, Emilio Pucci con gli occhiali che si
espandono nel colore, Elio Fiorucci con le sue grandi
innovazioni, Missoni, Mila Schon, Gucci. Poi gli oggetti di
design che sono rimasti nella storia come la sedia Selene di
Vico Magistretti, la lampada da tavolo di Gae Aulenti, il
componibile di Kartell disegnato da Anna Castelli Ferreri. Ma
anche i fumetti di Diabolik, i quadri di Valerio Adami e l’arte
che sconfina nel cinema popolare di Fantozzi come la sedia sacco
nel suo sfavillante rosso fuoco.
Visto oggi, quell’ottimismo sembra alimentato da chi non si
poneva troppo il problema del futuro, vista ad esempio
l’esplosione dell’uso della plastica che rende tutto più
democratico ma anche pieno di stile grazie alla fantasia dei
designer dai nomi celebri…. Una mostra quindi che riscopre un
mondo anche oscuro, se ad esempio i ragazzi che la visitano si
chiedono perplessi che cosa sia mai quella macchina colorata che
mette dischi, ovvero il juke-box e rimangono stupiti dalla
risposta.
C’è la natura, foglie, alberi e animali, che si trasforma in
oggetto di arredamento, la moda che osa con le lunghezze, le
frange, le fantasie e le trasparenze. Sublimata nelle creazioni
del maestro Valentino, senza mai una volgarità ma l’emblema, la
quintessenza dell’eleganza. C’è la musica, qui con tra l’altro
la chitarra a dodici corde modello Eko Rocket appartenuta a Shal
Shapiro.
Rompere gli schemi, è stata senza dubbio la parola d’ordine
degli anni Sessanta, tempo di complessi mutamenti sociali e
politici, certo, ma anche di originali spinte creative e
dell’imporsi di nuovi approcci e nuove visioni. Qui a mutare è
il modo di vivere, di abitare, lavorare, vestire, amare e
gestire il tempo libero. Sono gli anni in cui ogni sogno sembra
poter diventare realtà, a partire dall’uomo a passeggio sulla
Luna.
Al di là del design il racconto si apre anche all’arte,
riconoscendo quanto questo linguaggio espressivo si intrecci con
gli altri due, e naturalmente alla moda, con esposti abiti e
scarpe e l’ingresso della plastica nei materiali utilizzati.
Accompagna la mostra un volume edito da Antiga Edizioni su
progetto grafico di Studio Polo 1116 tutto da sfogliare.
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