. Più di 35 anni vissuti al microfono con passione e amore per la squadra della propria città. Tanti i temi toccati durante l’intervista: l’inizio della sua carriera, aneddoti indimenticabili e tanto altro ancora.
La mia carriera da radiocronista iniziò quando avevo 18 anni e grazie alla stazione “Radio Centrale”, ho avuto la possibilità di coltivare questa mia grande passione. Non riesco a definirlo “mestiere”, perché per me fare le radiocronache è puro amore e divertimento. Inizialmente mi mandavano in servizio allo stadio per commentare le squadre avversarie del Padova e successivamente con il passare del tempo, ho sempre seguito solo i biancoscudati, sia quando giocavano tra le mura amiche che in trasferta.
– Come si facevano le radiocronache di una volta?
All’Appiani la tribuna stampa era davvero piccola, quindi io e gli altri colleghi, andavamo in servizio vicino al bordo campo. I cellulari non esistevano e dunque la radio era uno strumento fondamentale per i tifosi: non solo per seguire la partita in diretta ma anche per venire a conoscenza dei risultati finali.
– Si è mai ispirato a qualche radiocronista?
Non posso non fare il nome di Gildo Fattori: oltre ad essere stato un grande professionista, era una persona di una bontà unica, gentile ed umile. Se mi sono appassionato alla radio è soprattutto grazie a lui. Quando lo vidi per la prima volta allo stadio tremavo dall’emozione ma lui era così speciale che riusciva a far sentire importanti tutte le persone allo stesso modo.
– Che differenza c’è tra radiocronaca e telecronaca?
Le differenze sono tante ma quella principale è una: il radiocronista ha il compito di descrivere tutto ciò che accade dentro il campo ma anche fuori dal terreno di gioco, senza possibilmente fare troppe pause; mentre in telecronaca ci sono più interruzioni, il ritmo e l’andamento sono completamenti diversi.
– Qual’ è stata la partita più emozionante che lei abbia mai commentato?
Parlando di storia recente, direi Padova – Livorno (campionato di Serie B, stagione 2010-2011). Una partita che regalò tantissime emozioni, dove noi avevamo solo un risultato per raggiungere i playoff: i tre punti. La vittoria arrivò negli ultimi minuti finali del match.
– Si aspettava questa partenza del Padova di Andreoletti? Secondo lei può essere finalmente l’anno giusto?
Sinceramente non mi aspettavo questa partenza: essere in vetta a più sette lunghezze dal Vicenza dopo nove giornate, è davvero tanta roba. Andreoletti sta facendo un grande lavoro, non solo per i risultati in campo ma anche per come è riuscito a trasformare la squadra in un bel gruppo unito; penso che questo sia il vero punto di forza di quest’anno. Ci sono state anche diverse belle sorprese come ad esempio Mattia Fortin: non era facile prendere l’eredità di Antonio Donnarumma e lui sta riuscendo a non farlo rimpiangere.
Se può essere l’anno giusto? Non mi sbilancio per non portare sfortuna ma posso dire che ci sono tutte le carte in regola per raggiungere la serie B. Lo stile di gioco mi piace molto, perché finalmente vedo un Padova aggressivo e propositivo.
– Parlando ancora un po’ di attualità, che cosa ne pensa della protesta degli ultras?
Le motivazioni possono essere anche essere comprensibili ma c’è comunque un grande dispiacere, anche perché la squadra ha bisogno del tifo passionale. Mi auguro che presto ci sarà un riavvicinamento fra la società e i tifosi.
– Ha vissuto una vita per il Padova, c’è stato un evento in particolare che non dimenticherà mai?
L’amore e il sostegno dei tifosi biancoscudati: non dimenticherò mai quello che hanno fatto per me. La raccolta fondi lanciata per farmi ritornare in radiocranaca è stato un gesto bellissimo. Ancora oggi sono ricordato con piacere dalla piazza e questo significa che sono entrato nel cuore di tante persone, per me è motivo di grande orgoglio.
Senza dimenticare inoltre, la promozione in serie B contro la Pro Patria nel 2009. Nella piazza di “Prato della Valle”, avevano allestito un maxi schermo per l’occasione: erano presenti ben 10.000 tifosi padovani a sentire la mia voce, ancora oggi mi vengono i brividi solo a pensarci.
– Infine, vorrei concludere con questa domanda: che consigli darebbe alle persone che vorrebbero intraprendere questo tipo di carriera?
La passione sicuramente non può mancare: è la cosa più importante. Dopodiché parliamo di un mondo sicuramente non facile perché c’è tanta concorrenza, bisogna essere anche un po’ fortunati e farsi trovare pronti al momento giusto. Quello che voglio dire ai più giovani però è questo: “se ci credete davvero, arriverete sicuramente all’obiettivo”.