Dopo le diete, i metodi per smettere di fumare e quelli per guadagnare di più, sono degni di ricerche quasi spasmodiche online i libri-manuali pratici su come liberarsi dai sensi di colpa (atavici, pare soprattutto per le donne), dall’ansia e – ultimamente sempre di più – anche dalla vergogna. Proprio così, siamo vittime di una strana forma di autolesionismo psicologico che ci porta ad andare avanti nella vita col freno a mano tirato e un senso di ‘imperfezione’ costante salvo vari sprazzi di relax. Basterebbe allentarli questi freni ‘mentali’ per iniziare a godersi la propria vita, riconoscendo i nostri punti deboli e quelli ‘speciali’ che abbiamo solo noi. Concetti facili-facili in cui tutti siamo pronti a riconoscerci, salvo poi non riuscire a metterli in pratica o comunque credere di riuscire a farlo perché non si guardano i successi ma solo i fallimenti (a proposito dei sensi di colpa di cui sopra). Per questo, assicurano editori e autori di testi sull’argomento, il mercato dei manuali di self help resiste alla crisi del settore e si moltiplicano i video tutorial di influencer, esperti o semplici ragazzi e ragazze che, raccontando le loro esperienze negative, riferiscono anche come ne sono usciti accumulando migliaia di like.
Salgono velocemente le classifiche dei best seller delle sezioni ‘salute e benessere’ e ‘psicologia’ di librerie e siti di e-commerce, ad esempio, i manuali della psicoterapeuta Nicoletta Cinotti, libri che puntano a farci trasformare le sensazioni negative in occasioni positive. La dottoressa è anche insegnante mindfulness e di self compassion ed il suo canale YouTube è pieno di esercizi pratici cliccatissimi (che vanno dalla respirazione ai movimenti del corpo) per affrontare la giornata più sereni e meno ‘compressi’ da pensieri e senso di inadeguatezza.
Cinotti ha adesso scritto ’ L’ansia per l’imperfezione’ (edito da Gribaudo) che comprende l’analisi (e le tecniche per combatterla) di una emozione negativa molto frequente ma di cui si parla meno, ovvero la vergogna. E non stiamo parlando di volatili beghe del momento che corrono sui social (come le recenti tra Fedez e Tony Effe) ma di quel granitico e vero “sentimento morale e sociale che richiede lo sguardo dell’altro, – sosteneva Jean-Paul Sartre.
Da non confondere con l’imbarazzo o il pudore, la vergogna ha infatti radici profondamente culturali e sociali, scoppia quando ci si espone agli altri e deriva dalla valutazione negativa (reale o immaginaria) degli altri verso noi stessi, con i social che amplificano notevolmente questo tipo di esposizione agli occhi e alle tastiere altrui. “Al senso di imperfezione e di vergogna concorrono la cultura della colpa e della stessa vergogna e nascondono in realtà il desiderio di essere amati e le paure di non essere ‘abbastanza’, – spiega Cinotti.
Quale è l’età in cui la vergogna prende il sopravvento? Più che i social network si comincia dall’adolescenza, i genitori sono avvisati (il seme del body shaming nasce in casa, assicura Cinotti). “Le nostre idee negative su di noi hanno tutte una data di nascita certa: l’adolescenza. E non hanno una data di scadenza. O, meglio, hanno la data di scadenza che scegliamo di mettere noi quando smettiamo di crederci, – precisa Cinotti. – La vergogna ci rende tristi e allora dobbiamo prendere per mano il nostro adolescente triste e fargli vedere una prospettiva più aggiornata per evitare che il senso di inadeguatezza”. Inoltre l’ambiente circostante. “La vergogna è un’emozione sociale che porta a guardarci con gli occhi non benevoli della nostra cultura o del gruppo di appartenenza” precisa l’esperta.
Come iniziare a ridimensionare e cancellare il senso di vergogna? I primi passi – spiega l’autrice – sono riflettere su alcuni assiomi sempre correlati, ovvero credere che capiti solo a noi, invece è un’emozione universale; capire che è un’emozione innocente anche se fa male ade è perfino una misura della nostra innocenza, basti pensare che chi è criminale non prova vergogna e quando la prova sta smettendo di essere criminale. Infine sapere che si tratta di una sensazione transitoria, anche se lascia segni duraturi”.
Proprio su questi segni duraturi è bene ragionare. Lasciamo che l’ansia e la vergogna modifichino le nostre intenzioni, i nostri obiettivi, i nostri rapporti e soprattutto la nostra serenità/tranquillità? Lasciamo che il concetto ‘stare bene con sé stessi’ di cui si parla tanto non ci riguardi mai? Nel libro le tecniche per superare il senso di vergogna e di inadeguatezza nel momento in cui tentano di sopraffarci sono numerose. Non mancano gli esercizi pratici da ripetere al momento del bisogno. Ne riassumiamo tre:
1.Per venire fuori da questo labirinto abbiamo bisogno per prima cosa di mettere a fuoco qual è la nostra convinzione negativa di base e per seconda capire come contribuisce al sabotaggio della vita, per incominciare a identificare quale sia la nostra strategia
2.Scegliere una frase che catturi, nel proprio linguaggio personale, il desiderio universale di essere amati, di appartenere, di essere valutati, di essere apprezzati o di essere rispettati. Va ripetuta ogni mattina e poi, se durante il giorno si riconosce di provare uno dei sintomi della vergogna, ripeterla ancora mentalmente. Insomma ad esempio, “Desidero sentirmi parte del mondo, come tutti gli altri esseri”.
3. Per ricostruire come ci si è convinti di credenze negative verso se stessi provare a scrivere tre liste: la prima comincia con questa frase ‘da piccola/o mi hanno insegnato ad essere ….” poi scrivere quello che viene in mente. La seconda lista comincia con “in questo momento pretendo di essere …” ed elencare quello che viene in mente, prendendo nota di come è organizzata la propria vita. Il terzo ed ultimo elenco riguarda le emozioni nascoste dentro la seconda lista e ci aiuta a vedere come e cosa ci stiamo imponendo per stare al mondo. “Quando non riusciamo a essere o a fare quello che pretendiamo da noi riaffiorano le emozioni spiacevoli della terza lista” puntualizza l’esperta.
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