(di Tullio Giannotti)
Un’emozione indimenticabile,
immagini che sono già entrate nella storia e che fanno parte
della mitologia delle Olimpiadi di Parigi 2024: Céline Dion, con
la sua interpretazione de “L’inno all’amore” di Edith Piaf, ha
scritto una pagina indelebile, ha fatto piangere migliaia di
parigini e non solo. La sua esibizione sotto la pioggia, sullo
sfondo della Tour Eiffel illuminata, resta indimenticabile. Ma –
questa è la domanda che ha fatto scattare l’inchiesta di
Libération di cui si parla in queste ore in Francia – la grande
artista canadese “ha cantato veramente dal vivo?”. “Numerosi
esperti affermano che non ha cantato live, contrariamente a
quanto annunciato” al momento della cerimonia di apertura dei
Giochi, sotto la pioggia battente che ha reso l’esibizione
ancora più epica. La produzione della cerimonia e
l’organizzazione dei Giochi hanno finora rifiutato ogni
commento.
La polemica, dicono coloro che non credono alla versione del
playback, sembra “ad orologeria”, dal momento che esplode
proprio nel giorno – il 10 ottobre – dell’uscita dello storico
brano sulle piattaforme di streaming. Gli scettici, propensi a
credere invece che Céline non si sia esibita dal vivo, ricordano
che un documentario trasmesso da molte tv del mondo pochi giorni
prima della Cerimonia, il 26 luglio scorso, svelava come la
cantante, assente dalle scene da lungo tempo per le conseguenze
della sua rara malattia (la “sindrome della persona rigida”)
avesse ormai compromesso le sue capacità vocali. I dubbi
sull’exploit della Dion, seguito in diretta da milioni di
telespettatori incantati, sono emersi già il giorno dopo, quando
Victore Le Masne, direttore musicale della cerimonia, ha
risposto ai giornalisti che “la possibilità di esibirsi in
playback era stata prevista ma se n’è fatto a meno”. Versione
confermata anche dal creatore e direttore artistico Thomas
Jolly. A metà agosto, la conferma del Comitato organizzatore: “È
la prima volta che Céline Dion ha cantato in diretta dopo che
gli è stata diagnosticata la malattia”.
Da allora, gli esperti che si sono pronunciati in modo
contrario si moltiplicano, ricordando innanzitutto che gli altri
artisti che si sono esibiti quella sera sotto la pioggia hanno
fatto ricorso a versioni preregistrate, da Lady Gaga ed Aya
Nakamura. “C’è qualcuno che ha aggiustato la sua voce – ha detto
il musicista a youtuber britannico Wings of Pegasus –
utilizzando un correttore di tonalità. La sua voce non è
naturalmente così”. E, secondo lui, è impossibile fare una
“correzione” del genere sulla voce in diretta, quindi si è
lavorato in playback. Una ricostruzione condivisa da un altro
personaggio intervistato da Libération, il pianista e
compositore Etienne Guéreau: “Abbiamo elementi di confronto,
perché Céline Dion ha già cantato l’Inno all’amore nel 2015, e
quella volta in diretta”, precisamente sul palco degli American
Music Awards, per un omaggio alle vittime degli attentati di
Parigi del 2015. “In quella versione, che non è corretta –
sostiene Guéreau – si sentono note stonate, ed è normale per un
live. Non vedo come oggi, malata e senza aver cantato per anni
in pubblico, abbia potuto cantare lo stesso brano senza stonare,
e in quelle condizioni”.
In generale, tutti gli esperti intervistati dal quotidiano
non criticano la cantante, giudicando normale che si sia esibita
in playback, ma attaccano la mancanza di trasparenza e la
“pressione” del mondo dell’industria musicale, che obbliga
“tutti a performance che hanno dell’incredibile, anche dopo
problemi di salute”.
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