(di Giuseppe Pipita)
“Con questa esposizione abbiamo
completato il processo iniziato con le indagini sui furti di
reperti archeologici e continuato con il loro recupero e la
restituzione al museo di Capo Colonna di Crotone”. Così il
tenente Giacomo Geloso, comandante del Nucleo Carabinieri Tutela
del patrimonio culturale di Cosenza, ha descritto il percorso
compiuto da 17 reperti archeologici per ritornare nel territorio
in cui erano stati trafugati dai tombaroli nel corso
dell’inaugurazione della mostra “Nostoi, rientri condivisi”,
organizzata dai Parchi archeologici di Crotone e Sibari.
I reperti, che sono andati ad arricchire la già preziosa
collezione del museo archeologico di Capo Colonna, sono stati
recuperati nel corso delle indagini “Tempio di Hera” e “Achei”
coordinate dalla Procura della Repubblica di Crotone.
Tra i pezzi più significativi esposti uno specchio in bronzo con
impugnatura a forma di fanciulla panneggiata, databile nella
prima metà del V secolo avanti Cristo, ed una grande brocca per
oli e balsami (lekythos), decorata a figure nere, prodotta in
Attica, la regione di Atene, intorno al 500 avanti Cristo e
attribuibile al Pittore di Edimburgo. Ci sono anche una “hydria”
a figure rosse, con raffigurazione di una quadriga guidata dal
dio Eros ed alcune eleganti epychiseis (contenitori per oli e
balsami profumati) in stile Gnathia. Tutti oggetti che
consentono di avere una panoramica delle principali produzioni
ceramiche in territorio magnogreco e che dimostrano, nel
contempo, il grave danno che provocano le attività degli
scavatori clandestini. Aspetto, quest’ultimo, che è stato
sottolineato dal direttore scientifico dell’esposizione,
Gregorio Aversa, secondo il quale “la mostra racconta un
fenomeno disdicevole, come quello dei tombaroli, che ha afflitto
le aree del Crotonese e dello Ionio cosentino e che speriamo non
si verifichi più. Il danno che queste attività illegali
determinano – ha aggiunto Aversa – è grave perché non solo si
sottraggono alla collettività reperti importanti e unici, ma se
ne impedisce la conoscenza”.
La mostra è stata curata da Filippo Demma, direttore
dell’Istituto autonomo dei parchi archeologici di Crotone e
Sibari: “L’esposizione – ha detto Demma – è la celebrazione di
un rientro di oggetti che appartengono a questa terra. É la
rappresentazione della storia di un recupero che merita di
essere raccontata come testimonianza culturale della nostra
società che dà valore al proprio passato”.
All’inaugurazione ha partecipato il prefetto di Crotone, Franca
Ferraro, che ha ringraziato i carabinieri per il lavoro svolto.
La mostra, ad ingresso libero, resterà aperta fino al 31 ottobre
prossimo, esclusi i lunedì, con orario giornaliero 9-19.
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Fonte www.ansa.it 2024-07-06 16:04:55