(di Clemente Angotti)
COSTANTINO MUSTARI – ‘PADRE!
UNASTORIA SEMPLICE’ – (TRALERIGHE LIBRI pp 142 , euro 16)
Una storia ‘semplice’ ma che racconta di un vuoto,
incolmabile. Di un’assenza che si tramuta in disagio
esistenziale mitigata, solo in parte, da un’amicizia
intergenerazionale che, nel tempo, pur tra tante traversie,
diventa un legame autentico come è quello tra un genitore e un
figlio. A grandi linee è questa la storia di Rinuccio, il
protagonista di “Padre! Una storia semplice”, l’ultimo libro
edito da Tralerighe, che Costantino ‘Nino’ Mustari ci ha
lasciato assieme a tante idee e progetti su cui stava lavorando.
Inizia con una tragedia – la morte improvvisa e inaspettata
del giovane genitore quando il piccolo Rinuccio ha pochi mesi di
vita – la vicenda di un bambino che seppure ‘tristu’
(irrequieto) fin dalla più tenera età è, in realtà, come si avrà
modo di vedere, “una persona buona e gentile” capace di
rivelarsi tuttavia “a volte impulsiva e a volte pericolosa per
sé e per chi ha a che fare con lui”.
Si arricchisce di un nuovo personaggio, con questa storia,
tra realtà a fantasia, il repertorio di caratteri ed esperienze
di vita che Nino Mustari ha messo in fila nella sua produzione
letteraria incentrata principalmente su Taverna (Catanzaro), il
paese natale, la Sila e la Presila, i suoi luoghi del cuore.
Figure e ambienti che si ritrovano nei tanti racconti, la forma
letteraria prediletta e che rappresenta la sua cifra stilistica
peculiare. E pure in questa opera, che anche per questo si può
agevolmente definire racconto lungo, il registro è sempre
quello: costruire una storia partendo dalla vita vissuta,
assimilata attraverso esperienze e memorie, poi rielaborata con
fantasia e, infine, declinata in una scrittura piana e
scorrevole.
Al centro c’è il disagio, un elemento che attraversa tutta
l’adolescenza di Rinuccio e che si mantiene anche nell’età
adulta. E che lo porta a compiere piccoli reati che gli
cagionano condanne e, sia pure per un breve periodo, gli fanno
anche conoscere il carcere. Tutto questo dipende dalla mancanza
del padre che ha perso quando lui aveva soltanto tre mesi,
dall’assenza dell’affetto paterno e comunque di questa
importante figura di riferimento all’interno della famiglia e
della sua vita? Certo quel vuoto lo ha in qualche modo segnato.
Una mancanza che ha sempre avvertito, sin dai primi anni,
allorché già si chiedeva cosa potesse significare la parola
“padre”, quale mistero nascondesse, cosa fosse un padre e perché
lui non ne aveva uno. Interrogativi che col tempo e in uno
sfondo di amore e di famiglia ma anche grazie ad una passione
per gli animali declinata, nel tempo, in un lavoro anche di
relativo successo, si tramutano felicemente, come ci racconta
Mustari, in desiderio appagato, e anzi ampliato a dismisura, di
paternità.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
Fonte www.ansa.it 2024-06-29 13:05:38