“Si potrebbe discutere su chi e
sul perché si è autorizzata, negli anni 80, l’attivazione e la
permanente giacenza di quelle mega discariche di rifiuti
pericolosi a ridosso della spiaggia di Crotone a pochi metri
dalle acque del fiume Esaro; attualmente però, a mio avviso, è
prioritario che i cittadini e gli abitanti di Crotone
pretendano, in diritto, che il milione (poco più o poco meno) di
rifiuti pericolosi e non, venga rimosso al più presto e in modo
tecnicamente sicuro, dalla spiaggia antistante il mare di
Crotone e che venga conferito nelle discariche pubbliche o
private autorizzate dalla legislazione internazionale, europea e
nazionale vigente, recepita e attuata seguendo le norme, dalla
Regione Calabria”. Ad affermarlo, in una nota, è il commissario
straordinario del Sin Crotone Emilio Errigo.
“Gli impianti di trattamento e conferimento dei rifiuti
solidi e liquidi – prosegue – devono essere costruiti a norma di
legge; devono essere collaudati, certificati, controllati e
sorvegliati per la salute della popolazione residente o
dimorante temporaneamente in quei luoghi. Bisogna comprendere
che gli impianti di trattamento e depurazione dei rifiuti
liquidi e solidi urbani, industriali e ospedalieri, i termo
inceneritori e valorizzatori, autorizzati e certificati sicuri,
presenti sul territorio sul territorio italiano, della Calabria
e di Crotone, servono proprio a questo fine; quello di non
lasciare tali materiali incustoditi, abbandonati in modo
incontrollato e pericoloso per l’ambiente e per chi in
quell’ambiente vive. Per la scienza dell’Economia circolare, non
esistono i rifiuti, ma solo i residui dei processi di produzione
industriale e i residui dei processi di consumo, da valorizzare
e trasformare in sottoprodotti energetici sostenibili ai fini
ambientali per la biodiversità e gli ecosistemi. Realizzare
abusivamente micro o grandi depositi incontrollati di rifiuti
solidi urbani e industriali, in mezzo ai terreni agricoli, ai
margini delle carreggiate stradali, vicino alla spiaggia e rive
dei fiumi, non è una pratica condivisibile, degna delle persone
e società civili. Così come i malati vanno curati e assistiti
nelle strutture sanitarie e ospedaliere pubbliche e private che
siano, i rifiuti liquidi e solidi, urbani e industriali,
pericolosi e speciali, pericolosi con e senza Tenorm e Amianto,
devono essere conferiti nelle infrastrutture di trattamento e
conferimento sicuri, autorizzate a norma di legge”.
“Tutto questo – afferma Errigo – dovrebbe sembrare ovvio, ma
spesso non lo è! Tutti vorrebbero che i rifiuti, residui dei
prodotti alimentari di consumo e scarti residuali dei processi
imprenditoriali, aziendali e industriali, venissero trasferiti
in luoghi lontani dalla propria casa. Quest’effetto, detto
‘nimby’, conseguenza di un naturale dissenso psicologico
dell’essere umano di allontanare rischi e pericoli più lontani
possibili dalla propria casa e territorio, va bilanciato
ponendosi questa domanda: che fare dei rifiuti assoggetti alla
raccolta differenziata, delle acque reflue urbane e industriali
contaminate prodotti nel proprio territorio? Ora occorre
decidere e ragionare assieme, con spirito costruttivo e per
l’esclusivo bene dei cittadini di Crotone e dintorni, su quale
sia o possa essere l’alternativa agli attuali sistemi di
trattamento, depurazione e conferimento, dei residui delle
attività industriali, commerciali, aziendali, imprenditoriali,
lavorativi, casalinghi, (c.d. beni economici circolari) da
valorizzare a beneficio dell’ambiente, della biodiversità e gli
ecosistemi a difesa e garanzia delle generazioni future”.
“Meglio contenere il rischio con il conferimento in
discariche autorizzate e controllate – conclude Errigo – o
lasciare, a due passi dal mare, tonnellate di rifiuti pericolosi
che da decenni, incontrollati, contaminano gli ecosistemi e
danneggiano la salute umana?”.
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Fonte www.ansa.it 2024-06-18 11:57:02