In media in Calabria tre
ricoveri su 10 si sarebbero potuti evitare con una migliore
presa in carico dei pazienti da parte dei servizi territoriali.
Il che, in numeri assoluti, fa 55 mila ricoveri evitabili
l’anno, pari a uno spreco di circa 165 milioni, calcolando che
il costo medio di un ricovero è di circa 3mila euro. Mentre, a
proposito di ricoveri impropri, sono in media il 15% quelli di
natura “sociale” più che sanitaria. E’ quanto emerge da un
report realizzato da Fadoi, Federazione medici internisti
ospedalieri, su un campione rappresentativo di strutture
regionali.
“È un blackout comunicativo – è detto nel report – quello
che fa viaggiare su due rette parallele ospedali e servizi
sanitari territoriali in Calabria. Due mondi quasi
incomunicabili che finiscono per generare accessi impropri ai
pronto soccorso e ricoveri evitabili. Problemi che solo per il
32% dei medici potranno essere risolti da ospedali e case di
comunità (a patto di modifiche), il fulcro della riforma
sanitaria territoriale finanziata complessivamente con oltre 7
miliardi del Pnrr. In un ospedale su tre oltre il 40% dei
ricoveri causato dalla mancata presa in carico del territorio.
Partendo dai ricoveri “sociali” questi rappresentano il 10% del
totale nel 57% delle strutture interpellate mentre la quota
supera il 20% nel 13% degli ospedali e il 40% nel 17% degli
stessi, per una media di un ricovero su 7. Percentuale di
ricoveri impropri che è di più del 40% nel 30% dei nosocomi,
mentre in altre realtà ospedaliere la quota di ricoveri
evitabili oscilla fra il 10 e il 30%. In media un ricovero su
tre è improprio. Per il 32% dei medici internisti ospedalieri
servirebbe un maggior rapporto tra ospedale e territorio, per un
altro 41% una maggiore offerta di assistenza domiciliare
integrata, per il 27% basterebbero le nuove case e ospedali di
comunità.
“La Survey degli internisti ospedalieri calabresi – afferma
Carlo Bova, presidente Fadoi Calabria – fotografa uno
scollamento tra ospedale e territorio. Ciò comporta a mio avviso
non tanto un eccesso di ricoveri evitabili quanto una difficoltà
nelle dimissioni. Le procedure tra ospedale e territorio sono
infatti spesso farraginose, e sono carenti le figure degli
assistenti sociali, che di esse dovrebbero occuparsi”. Per Bova
“le cartelle informatizzate sono presenti a macchia di leopardo
ed il fascicolo elettronico non viene quasi mai recepito o
utilizzato in ospedale. Sarebbe necessario un cambio di passo,
con una cartella clinica informatizzata unica per tutta la
regione, in grado di permettere lo scambio di informazioni
sanitarie tra le varie strutture in tempo reale”.
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Fonte www.ansa.it 2024-05-11 08:41:14