“Uno stillicidio inaccettabile”.
Così il garante regionale dei diritti delle persone detenute o
private della libertà personale, Luca Muglia, intervenendo, a
Cosenza, all’iniziativa promossa in tutta Italia dalla
Conferenza nazionale dei garanti territoriali. Nel corso
dell’iniziativa, contestualmente in tutte le regioni e nelle
cinque città calabresi, sono stati letti i nomi dei detenuti e
degli agenti di polizia penitenziaria che si sono tolti la vita.
Tra l’altro, nella notte che ha preceduto la manifestazione si è
registrato il trentaduesimo suicidio di una persona detenuta
dall’inizio del 2024. Sono, invece, quattro i suicidi degli
agenti di polizia penitenziaria, uno dei quali calabrese in
servizio nella Casa circondariale di Cosenza.
“Abbiamo aderito alla sollecitazione proveniente dalla
Conferenza nazionale dei garanti territoriali – ha sostenuto
Muglia – condividendo i contenuti del documento a firma del
portavoce Samuele Ciambriello e la necessità di
fermarsi alla stessa ora e nello stesso giorno in ricordo delle
tante vite spezzate. Ci auguriamo di aver dato un segnale
importante e di aver contributo a sensibilizzare il legislatore,
la società civile e l’opinione pubblica. Siamo consapevoli che
luoghi comuni, etichette e stereotipi impediscono troppo spesso
di vedere la reale dimensione del fenomeno. Non si tratta tanto
o solo di comprendere le diverse cause che generano i suicidi in
carcere, vale a dire sovraffollamento, carenze di organici,
fragilità psicologica e strutture fatiscenti, ma di accettare
che sono soprattutto le fasce più deboli ad essere sopraffatte e
‘schiacciate’. Lo dicono i numeri: il 64% delle persone che si
sono tolte la vita negli ultimi due anni aveva commesso reati
contro il patrimonio, il 60% dei suicidi si è verificato nei
primi sei mesi di detenzione, il 40 % di suicidi si è
consumato oltre i primi sei mesi, con una percentuale
consistente nell’ultimo periodo di detenzione e l’interessamento
di molti detenuti senza fissa dimora”.
“Il circuito interessato dai suicidi – ha proseguito il
garante – è quello di media sicurezza. Le persone con patologie
psichiatriche che si sono tolte la vita sono meno del 10%. A ciò
si aggiunga che i detenuti che stanno espiando una pena residua
non superiore a cinque anni sono circa 32.000, a fronte di un
totale complessivo che sfiora le 62.000 unità”.
“Il quadro regionale – ha concluso Muglia – rispecchia i dati
nazionali, a conferma del fatto che i sucidi e gli atti di
autolesionismo in carcere coinvolgono persone vulnerabili,
detenuti che hanno commesso reati di bassa o media gravità, alla
prima esperienza di detenzione ovvero in procinto di essere
dimessi ma senza reti familiari o sociali che possano favorirne
il reinserimento. Non spetta ai garanti dei diritti delle
persone private della libertà indicare le soluzioni normative o
legislative, ma occorre fare presto. E’ uno stillicidio
inaccettabile, non c’è più tempo!”.
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Fonte www.ansa.it 2024-04-19 12:36:48