Dalla dieta chetogenica, a bassissimo o quasi nullo contenuto di carboidrati, al ruolo della vitamina D e del microbiota, l’esercito di batteri che abitano nell’intestino. “La scienza si sta interrogando se esista un’alimentazione particolare che permetta di prevenire l’insorgenza della malattia di Parkinson” e ha già raccolto elementi su schemi che potrebbero combatterla, spiega l’Associazione italiana parkinsoniani (Aip) che – alla vigilia della Giornata mondiale del Parkinson in calendario l’11 aprile – prova a fare chiarezza sulle strategie più promettenti e su quelle ancora dibattute. Mentre la ricerca avanza, resta cruciale la guida del medico specialista. No al ‘fai da te’, è il messaggio degli esperti che sabato 13 aprile si riuniranno a Rimini per il 44esimo convegno nazionale Aip rivolto a pazienti e familiari.
Partiamo dalla dieta keto. “Sono numerosi – ricorda l’Aip – gli studi scientifici che evidenziano gli effetti positivi della dieta chetogenica sulle malattie neurodegenerative e in particolare sulla malattia di Parkinson, grazie a un effetto antiossidante e antinfiammatorio”. Nelle persone che seguono questo regime ‘no carb’, “il cervello non ricava energia dal glucosio, generalmente prima fonte energetica del nostro organismo, ma dai corpi chetonici, sostanze derivanti dai grassi, con numerose proprietà benefiche per l’organismo”. Fra le altre “un netto miglioramento delle funzionalità dei mitocondri”, le centrali energetiche della cellula. L’Aip rimarca “l’importanza che sia il medico a valutare se adottare questo regime alimentare che, attraverso una dieta chetogenica normocalorica o una supplementazione esterna, può portare benefici a pazienti con malattia di Parkinson”.
Ci sono poi “diversi studi in corso per verificare eventuali effetti di latticini e del caffè” nella prevenzione del Parkinson, “ma vi sono ancora risultati contrastanti”, avverte l’Aip. Esiste invece “un maggiore accordo…
Fonte www.adnkronos.com 2024-04-10 14:21:41