La Dda di Catanzaro ha chiesto
il rinvio a giudizio di 126 imputati nell’inchiesta denominata
Glicine che vede coinvolti, tra gli altri, l’ex presidente della
Regione Calabria Gerardo Mario Oliverio, l’esponente Dem e già
vicepresidente della giunta regionale Nicola Adamo, il leader
della formazione politica crotonese “i DemoKratici” Vincenzo
Sculco, l’ex consigliere regionale del Pd Sebastiano Romeo,
detto Sebi, l’ex consigliere regionale Flora Sculco, figlia di
Vincenzo, l’ex direttore generale del dipartimento Presidenza
della Regione Domenico Pallaria, gli imprenditori crotonesi
Raffaele e Gianni Vrenna, questi ultimi rispettivamente ex e
attuale presidente del Crotone calcio, l’ex vicepresidente della
Regione Antonella Stasi, Orsola Reillo, all’epoca dei fatti
direttore generale del dipartimento Ambiente e territorio della
Regione Calabria, l’ex presidente della Provincia di Crotone
Nicodemo Parrilla, l’esponente del Pd crotonese Giancarlo
Devona, “imparentato con la famiglia Megna di Papanice” secondo
l’accusa, e poi divenuto segretario particolare di Mario
Oliverio.
In particolare sono accusati di associazione a delinquere
semplice, aggravata dal metodo mafioso, Adamo, Oliverio,
Vincenzo Sculco, Devona, Romeo, Francesco Salvatore Bennardo,
direttore della Unità operativa Gestione Patrimoniale dell’Asp
di Crotone, Giuseppe Germinara, dirigente della Provincia di
Crotone, Ernesto Iannone, assessore del Comune di Mesoraca,
Ambrogio Mascherpa, direttore generale dell’Aterp di Crotone,
Nicola Santilli, dirigente del servizio tecnico dell’Aterp,
Pietro Vrenna, responsabile del servino infermieristico dell’Asp
di Crotone, Nicodemo Parrilla, ex presidente della Provincia di
Crotone, Francesco Masciari, direttore amministrativo dell’Asp
di Crotone, gli imprenditori Artemio Laratta e Giovanni Mazzei.
Secondo la Procura distrettuale antimafia si sarebbero
associati “al fine di commettere una serie indeterminata di
delitti contro la pubblica amministrazione, in particolare tra
l’altro delitti di turbata libertà d’incanti, turbata libertà di
scelta del contraente, corruzione, abuso di ufficio, nonché
reati elettorali”.
Vincenzo Sculco avrebbe appoggiato la formazione politica di
Mario Oliverio, nel corso delle elezioni regionali del 2020, in
cambio dell’appoggio della candidatura di sua figlia Flora.
Anche Romeo avrebbe sostenuto Oliverio. Al di là
dell’apparentamento politico, questo accordo, secondo la Dda,
avrebbe comportato la commissione di una sequela indeterminata
di reati “funzionali ad accrescere il peso specifico elettorale,
attraverso incarichi fiduciari, nomine e assunzioni, di matrice
esclusivamente clientelare, in enti pubblici, nella prospettiva
di ottenere il voto, nonché affidando appalti anche a imprese i
cui titolari avrebbero assicurato l’appoggio elettorale”.
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Fonte www.ansa.it 2024-04-02 15:52:32