Drone batte ambulanza per soccorrere una persona colpita da arresto cardiaco. In un tragitto di appena 2,5 km arriva 3 minuti e 11 secondi prima, portando a destinazione il defibrillatore e permettendo l’erogazione della prima scarica con un vantaggio di 2 minuti e 11 secondi rispetto al’arrivo dell’ambulanza. Questo aumenta del 20% le chance di salvare il paziente. Sono i risultati certificati nel secondo test di volo che, ieri, ha messo a confronto drone e ambulanza in uno scenario di emergenza, all’interno del progetto sperimentale Seuam (Sanitary Emergency Urban Air Mobility) della Sis118, che prevede, attraverso l’utilizzo di droni iperveloci teleguidati dalle Centrali operative 118, l’impiego dell’aerospazio come via privilegiata per la cardioprotezione della comunità.
“I droni arrivano molto più velocemente con un defibrillatore – sottolinea Mario Balzanelli, presidente nazionale della Sis118 – rispetto ai mezzi di soccorso ordinari inviati sulla scena dell’evento dalla Centrale operativa 118, per intervenire su una persona colpita da arresto cardiaco improvviso. Ridurre i tempi significa aumentare le probabilità di salvare vite: non dimentichiamo che si tratta di un flagello epidemiologico che uccide inesorabilmente, ogni ora, almeno 8 italiani, e quasi 60.000 persone l’anno. Almeno il 40% di loro, in qualsiasi fascia di età, può essere salvato senza esiti neurologici invalidanti – rimarca – se riceve, immediatamente dopo l’insorgenza dell’arresto cardiaco, compressioni toraciche ininterrotte (massaggio cardiaco) e, quando indicata, entro i primi 3-4 minuti la scarica elettrica erogata da un defibrillatore”.
Nel test di ieri ad Altomonte (Cosenza), alla richiesta di soccorso sono stati attivati il drone e l’ambulanza più vicina. A parità di punto di partenza, per raggiungere il paziente nella piazza di San Francesco di Altomonte, l’ambulanza ha dovuto percorrere un tratto stradale di collegamento tra le…
Fonte www.adnkronos.com 2024-03-18 12:20:14