“Per la prima volta in Italia daremo la parola alle donne che sui social affrontano i loro problemi con i fibromi uterini, ne parlano ad altre coetanee e cercano risposte alternative alla chirurgia. I fibromi uterini sono la patologia ginecologica con l’incidenza maggiore nel mondo e hanno conseguenze importanti, dal forte sanguinamento fino ai problemi nell’avere una gravidanza. Oggi le donne sono stanche perché spesso ottengono sempre la stessa risposta: serve un intervento chirurgico. Ma non è così e le conseguenze psicologiche di questa scelta sono pesanti, pensiamo all’asportazione dell’utero. In Italia non c’è un’associazione sui fibromi uterini e così le donne cercano risposte sul web, noi abbiamo raccolto questo mondo eterogeneo e nell’evento del 23 febbraio alle 17 al museo Maxxi di Roma lo mettiamo al centro”. Così all’Adnkronos Salute Alessandro Fasciani, responsabile dell’attività day surgery dell’Ospedale Evangelico Internazionale di Genova.
Secondo i dati del ministero della Salute, la prevalenza dei fibromi aumenta con l’età, essendo molto bassa prima dei 20 anni, e crescendo gradualmente sino a raggiungere un picco in epoca pre-menopausale, tra i 40 e i 50 anni. Le stime di prevalenza sono molto variabili – riporta il ministero sul proprio sito – in base alla metodica diagnostica (esame fisico, ecografia transvaginale, esame istologico su utero asportato) e all’attenzione dell’esaminatore nei confronti delle lesioni di limitate dimensioni, in linea generale, da un terzo a metà delle donne ultraquarantenni è portatrice di miomi uterini”.
“Ci sono donne che hanno subito l’intervento e lo raccontano senza filtri sui social facendo vedere anche gli esami, diventano una sorta di ‘tutor’ laici anche se nessuna è medico – prosegue Fasciani – ci sono anche donne che parlano della possibilità di un intervento mininvasivo e scoprono che i fibromi di possono embolizzare. Confrontandomi con due sociologi…
Fonte www.adnkronos.com 2024-02-17 14:44:57