“Dalla morte di Cocò
penso che è morta la ragione, è morta l’umanità perché uccidere
un bambino significa non aver pietà di niente, di nessuno. Penso
che la morte di Cocò sia un punto di non ritorno, un punto dove
abbiamo toccato veramente il fondo, dove veramente mi sono
sentito la coscienza graffiata, direi violentata”. A sostenerlo
è monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Ionio e
vice presidente della Cei, in occasione del decimo anniversario
dell’uccisione di Nicolas “Cocò” Campilongo, ucciso a soli tre
anni a colpi di pistola e poi bruciato. Il corpo carbonizzato
del piccolo Cocò fu ritrovato il 18 gennaio 2014 in contrada
“Fiego”, nel territorio del comune di Cassano, all’interno di
una Fiat Punto insieme ai corpi del nonno, Giuseppe Iannicelli,
e della sua compagna marocchina, Ibtissan Touss.
Papa Francesco, nell’Angelus della domenica successiva,
ricordò il piccolo Cocò e il 21 giugno 2014, nel corso della sua
visita nella spianata di Sibari, scomunicò i mafiosi. Ma dopo 10
anni, secondo monsignor Savino, ci sono interrogativi che
bisogna porsi. “A che punto – si chiede e chiede – siamo oggi
contro il potere mafioso? E’ nata una coscienza di popolo? Si
sono attivati i processi di cambiamento concreti, collettivi,
comunitari? Abbiamo avuto quella capacità di metterci insieme
per essere quel Popolo, che a me piace chiamare delle
Beatitudini, Beati i miti, beati i custodi di Pace, Beati i non
violenti e insieme stiamo creando condizioni di una vita più
dignitosa, più bella? E poi, che ruolo hanno ancora i poteri
malavitosi qui, con tutte le alleanze e complicità, nel nostro
territorio? Basta con i poteri mafiosi. Basta con le mafie,
dobbiamo essere un popolo libero. Dobbiamo essere soggetti,
persone che nella libertà sono capaci di costruire una società
basata sulla civiltà e sulla democrazia più matura e
responsabile”.
“Siamo chiamati tutti a essere cittadini più responsabili
perché – conclude mons. Savino – insieme possiamo senz’altro
farcela senza cedere mai, con rassegnazione e fatalismo, ai
poteri mafiosi che non si mettono al servizio del territorio, ma
si servono del territorio per affermare soltanto se stessi e il
loro potere economico e mafioso”.
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Fonte www.ansa.it 2024-01-17 19:56:39