Quanto sopravvive il virus Sars-CoV-2 in un ambiente o sugli oggetti? Ci si può contagiare toccando una superficie, impugnando un utensile o sfiorando la pulsantiera dell’ascensore? Ad alcune di queste domande ha dato risposta uno studio del Ceinge Biotecnologie avanzate e dell’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno (Izsm), dal quale è emerso che le superfici porose sono meno ‘infettanti’ di quelle non porose, che ad esempio sulla plastica il virus ‘resta’ fino a 48 ore e che la variante Omicron ha una capacità di sopravvivere sulle differenti superfici maggiore rispetto al ceppo originario Sars-CoV-2.
Dallo studio, pubblicato sulla rivista ‘Emerging Microbes & Infections’, che ha analizzato le vie di trasmissione indirette del virus, è emerso dunque che le superfici porose hanno una capacità infettante minore rispetto a quelle non porose. Gli studiosi hanno dimostrato che le prime assorbono il virus e pertanto non sono buoni veicoli di contagio per gli esseri umani, mentre sulle superfici non porose il virus riesce a persistere per tempi più lunghi, avendo così maggiore capacità infettante nel tempo. E ancora: i ricercatori hanno paragonato la sopravvivenza di due differenti varianti del virus Sars-CoV-2, Wuhan e Omicron, su 10 superfici e oggetti di uso comune (vetro, plexiglass, cartone, alluminio ecc.) utilizzati nella vita di tutti i giorni.
Il lavoro svolto da circa 15 esperti – ricorda una nota – ha richiesto mesi di esperimenti, attraverso la manipolazione di ceppi vivi di virus per la contaminazione delle superfici nel laboratorio di Biosicurezza Livello 3 (BLS3) di cui è dotato l’Izsm. Lo studio ha visto impegnati il gruppo diretto da Franco Salvatore, fondatore del Ceinge, e il gruppo diretto da Giovanna Fusco, direttore della Uoc Virologia e responsabile del Dipartimento di Sanità animale dell’Izsm.
“Il disegno sperimentale dello studio – spiega Fusco – prevedeva la contaminazione di materiali…
Fonte www.adnkronos.com 2023-10-11 11:39:39