“Un trasgressivo in giacca e
cravatta”. Così il regista Giorgio Verdelli ha definito Enzo
Jannacci nel corso di un’iniziativa dedicata al cantautore
milanese svoltasi nel Museo del rock di Catanzaro. Verdelli, tra
l’altro, é l’autore del docufilm “Enzo Jannacci, vengo anch’io”,
presentato fuori concorso all’ultima edizione della Mostra del
cinema di Venezia, dove è stato accolto con notevole interesse.
“Enzo Jannacci, vengo anch’io” é uscito nelle sale
cinematografiche l’11, il 12 e il 13 settembre, con un buon
successo di pubblico. A dimostrazione dell’ammirazione e della
simpatia che ancora circondano Enzo Jannacci a distanza di dieci
anni dalla morte.
All’iniziativa a Catanzaro, insieme a Verdelli, hanno
partecipato Piergiorgio Caruso, fondatore del Museo del rock;
il critico musicale ed autore televisivo Franco Schipani,
profondo conoscitore della realtà statunitense e sudamericana,
e, nelle vesti di moderatore, Gianluca Squillace, presidente
dell’associazione culturale “Kimera”.
Verdelli ha parlato anche di Jannacci come “un genio
dall’ironia pazzesca. Sembrava essere sempre fuori posto, ma in
realtà non era affatto così. Ha scritto canzoni meravigliose,
tanto che Paolo Conte e Roberto Vecchioni lo hanno definito il
più grande cantautore italiano. Ed aveva una grande generosità.
Ne sa qualcosa Vasco Rossi, che Jannacci chiamò quando non se lo
filava nessuno. E per il quale Enzo era un modello”.
Sia Verdelli che Schipani, dopo averlo visitato sotto la
guida di Piergiorgio Caruso, hanno avuto parole di grande
apprezzamento per il Museo del rock. Schipani si é detto
“allibito” per quanto vi é esposto, mentre Verdelli lo ha
definito un “un meraviglioso luogo della memoria”.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA
Fonte www.ansa.it 2023-09-25 09:18:38