L’iniezione per via sottocutanea di ocrelizumab è risultata non inferiore alla sua somministrazione endovenosa in pazienti con forme recidivanti di sclerosi multipla (Smr) o con malattia primariamente progressiva (Smpp). Sono questi i risultati – diffusi oggi da Roche – relativi allo studio di fase 3 (Ocarina 2), volto a valutare l’anticorpo monoclonale somministrato due volte l’anno tramite iniezione sottocutanea di 10 minuti, rispetto all’infusione endovenosa in base alla farmacocinetica (livelli ematici) a 12 settimane. La sclerosi multipla è una malattia cronica che colpisce più di 2,8 milioni di persone in tutto il mondo. Si sviluppa quando il sistema immunitario attacca in modo anomalo lo strato isolante e di supporto che circonda le cellule nervose causando un’infiammazione e il danno che ne deriva. Il primo sintomo di malattia si presenta tra i 20 e i 40 anni di età, il che rende questa patologia la causa principale di disabilità non traumatica nei giovani adulti.
Lo studio Ocarina 2 che ha soddisfatto l’endpoint primario e gli endpoint secondari e ha un profilo di sicurezza coerente con quello per endovena – spiega una nota – segnala inoltre che l’iniezione sottocutanea di ocrelizumab è paragonabile alla somministrazione endovenosa in termini di efficacia sui parametri rilevati con risonanza magnetica quali la riduzione di lesioni a 12 settimane. L’iniezione della durata di 10 minuti è stata pensata per essere effettuata senza la necessità di infrastrutture per la somministrazione endovenosa e pertanto potrebbe essere somministrata anche nei centri per la sclerosi multipla senza infrastrutture o con capacità limitate per questo tipo di somministrazione. La somministrazione sottocute – ricorda l’azienda – mantiene lo stesso regime dell’endovenosa, due volte all’anno, al quale i pazienti con sclerosi multipla trattati con il farmaco hanno dimostrato di essere ampiamente aderenti….
Fonte www.adnkronos.com 2023-07-13 15:37:07