Le malattie mieloproliferative “sono paradigmatiche in oncoematologia. Fino a non molto tempo fa venivano annoverate tra le malattie rare, oggi, grazie al miglioramento delle capacità diagnostiche, soprattutto negli ultimi 10-15 anni, è aumentato il numero delle diagnosi – circa 2mila l’anno – e soprattutto vengono fatte a persone più giovani. La comprensione del meccanismo molecolare di queste malattie e l’identificazione dei tre geni mutati – due individuati grazie anche alla ricerca italiana – e aver capito che tutte le mutazioni, anche se in maniera diversa, attivano una serie di proteine delle cellule che alterano a cascata una serie di sistemi e di segnalazioni intracellulari ha permesso lo sviluppo di un gruppo di farmaci mirati: i Jak inibitori”. Così Alessandro Maria Vannucchi, presidente della Società italiana di Ematologia sperimentale (Sies) e Ordinario di Ematologia all’università di Firenze, direttore Sodc di Ematologia Aou ‘Careggi’, Centro ricerca e innovazione malattie mieloproliferative (Crimm) di Firenze, intervenuto, oggi a Roma, alla presentazione della Giornata nazionale dell’Associazione italiana per la lotta contro leucemie, linfomi e mieloma (Ail) che si celebra domani.
I farmaci Jak inibitori “hanno la capacità di bloccare nelle cellule la via di segnalazione Jak Stat- spiega il presidente Sies – che è responsabile della crescita abnorme delle cellule del sangue, ma anche di una serie di sintomi, del deposito di fibre e soprattutto della splenomegalia, l’ingrossamento della milza. In Italia i Jak inibitori approvati sono al momento due, negli Usa tre e altri sono in fase di studio. Questi sono indicati per la mielofibrosi – continua – e, in seconda linea, per la policitemia vera. Recentemente è stato approvato ropeg interferone per il trattamento della policitemia vera: è in grado di controllare l’evoluzione della malattia e in alcuni pazienti di ridurre il clone della malattia e…
Fonte www.adnkronos.com 2023-06-20 15:33:43