Avere disturbi del sonno prima dell’infezione da Sars-CoV-2 sembra essere associato a un maggior numero di sintomi di Long Covid. E’ quanto emerge da una ricerca italiana. A firmare lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica ‘Brain, Behavior, and Immunity’, sono ricercatori del Laboratorio di psicofisiologia del sonno e neuroscienze cognitive dell’università degli Studi dell’Aquila. Sotto la lente il possibile ruolo di condizioni pre-esistenti come una scarsa qualità del sonno, sintomi di insonnia, una ridotta durata del sonno. Questi disturbi, secondo le conclusioni degli autori, rappresentano un fattore di rischio significativo per lo sviluppo di pressoché tutti i sintomi di Long Covid esaminati, oltre che determinare maggiori tempi di recupero funzionale.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stima a livello globale oltre 760 milioni di casi confermati di Covid-19. Sebbene sia stata ufficializzata la fine dell’emergenza sanitaria, osservano gli scienziati, l’elevata prevalenza di sintomi di Long Covid potrebbe produrre una seconda crisi sanitaria, “andando a interessare circa 4 sopravvissuti a Covid su 10”. L’eziologia di questa sindrome rimane ancora poco compresa e pochi sono i fattori di rischio attualmente riconosciuti. Da qui l’idea di indagare sul sonno che – spiegano i ricercatori dell’Univaq – gioca un ruolo cruciale nella regolazione del sistema immunitario e nelle risposte infiammatorie dell’organismo. Recenti studi, tra l’altro, hanno individuato proprio nell’infiammazione cronica e nella disregolazione immunitaria alcuni dei meccanismi fisiopatologici alla base dei sintomi di Long Covid.
In quest’ottica, i disturbi del sonno potrebbero svolgere un ruolo significativo nella predisposizione ai sintomi che seguono nel lungo termine l’infezione da Sars-CoV-2. Lo studio prospettico ha coinvolto un campione di oltre 700 persone con infezione da Sars-CoV-2 che sono state valutate in due occasioni: prima…
Fonte www.adnkronos.com 2023-06-14 12:50:40