Celebrato in presenza degli arcivescovi Battaglia e Maniago
(ANSA) – CATANZARO, 18 MAG – Un confronto serrato su
questioni importanti e delicate come la pedofilia, la
tossicodipendenza e l’attualità del messaggio cristiano di
fronte alle situazioni di povertà e di sofferenza che si trovano
a vivere tante persone. È quello che si é sviluppato nel teatro
Comunale di Catanzaro tra gli studenti dell’istituto tecnico
economico “Grimaldi Pacioli” e gli arcivescovi di Napoli e del
capoluogo calabrese, Mimmo Battaglia e Claudio Maniago, in
occasione della celebrazione del trentasettesimo anniversario
della fondazione del “Centro calabrese di solidarietà”, la
struttura che a Catanzaro si occupa dell’assistenza e della cura
delle persone che vivono situazioni di disagio.
Monsignor Battaglia ha partecipato all’incontro, offrendo la sua
toccante testimonianza, perché per 16 anni, dal 1992 al 2016, é
stato il presidente del “Centro”, contribuendo in modo
determinante al suo sviluppo e alla sua espansione.
L’arcivescovo di Napoli, malgrado il suo trasferimento nel
capoluogo partenopeo dopo essere stato vescovo di Cerreto
Sannita-Telese-Sant’Agata de’ Goti, è sempre rimasto molto
legato a Catanzaro ed al Centro calabrese di solidarietà. E
l’iniziativa svoltasi al teatro Comunale lo ha dimostrato con
l’accoglienza che gli è stata riservata e le testimonianze di
alcune persone che sono state ospiti della struttura.
Significativa anche la presenza e le dichiarazioni dell’attuale
presidente del Centro, Isolina Mantelli.
“Io, nel Centro calabrese di solidarietà – ha detto
l’Arcivescovo di Napoli – ho imparato il senso della speranza,
accogliendo, ascoltando e camminando assieme a tanti volti
conoscendone la bellezza. Non sono stato io ad aiutare le tante
persone che ho avuto modo di incontrare nel Centro, bensì sono
stati tutti i ragazzi e le ragazze che ho conosciuto e che mi
hanno cambiato la vita”.
“La Chiesa – ha detto monsignor Maniago – sono tutti coloro che
credono in Cristo e non è fatta soltanto da preti. Non si può
delegare a nessuno il compito di dare risposte a chi non crede
più nella vita. Questo è un problema che dobbiamo condividere
come comunità dei credenti. La Chiesa deve fare di tutto per
stare vicino, ma non può farlo solo il prete. Lo devono fare
tutti i credenti”. (ANSA).
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Fonte www.ansa.it 2023-05-18 12:30:34