Non aveva titoli di studio ma è stato architetto, scultore, pittore e altro ancora, alla maniera dei grandi del Rinascimento, quando non c’era confine tra opere dell’ingegno. Tutto ad alto livello. Nik Spatari, autodidatta e allievo di Le Corbusier, ci ha lasciato tre anni fa e proprio oggi avrebbe compiuto 94 anni, ma ci rimangono le sue creazioni, racchiuse in quell’incredibile scrigno d’arte (un’utopia diventata solida realtà, fin dal 1969) che – a Mammola, fra l’Aspromonte e le Serre – è il Museo Santa Barbara, oggi affidato a una Fondazione, diretta da HiskeMaas, l’artista olandese che di Spatari è stata moglie, musa, angelo custode e “guerriera”, come la definiva lui.
Quando, nel 2014, nacque la Fondazione, i coniugi Spatari-Maas fecero donazione di tutti i loro beni e immobili all’interno del parco museo. Nik, gigantesco nel fisico come nelle idee e nelle opere, a Mammola c’era nato, ma poi ha vissuto a lungo a Parigi e a Milano, a stretto contatto con i più grandi fra artisti e letterati (da Picasso a Cocteau) – nonostante la sordità che lo aveva colpito da bambino, a causa di un’esplosione – e poi ha scelto di tornare nella sua terra con l’atteggiamento visionario di chi è capace di rendere reale l’impossibile. Di questa avventura e dell’attuale situazione del Musaba abbiamo parlato con HiskeMaas.
Come ci racconta il Museo Santa Barbara oggi?
«Il Musaba è il più suggestivo luogo e progetto culturale in Calabria, un museo parco laboratorio unico nel suo genere, fondato da Nik e me nel 1969. È una sorgente d’arte nuova che coniuga lo stile di vita delle botteghe rinascimentali e il dinamismo dei crocevia internazionali dei nostri tempi, grazie alla ricerca di un’armonia arte-architettura-paesaggio e di un dialogo significato-colore-forma. L’intero progetto del museo-parco-laboratorio è un’opera d’arte, con capolavori di arditezza architettonica. Il centro di tutto è “Il Sogno di Giacobbe”, realizzato da Nik Spatari nel 1990-94 e dedicato a Campanella, utopista della Città del Sole, e a Michelangelo, “l’astronauta della Sistina”. Un’opera lunga 14 metri, larga 6, alta 9, che si estende nell’abside e nella volta, dell’ex chiesa di Santa Barbara realizzata negli anni ‘70/’80 sui ruderi dell’antico complesso con annessa sala espositiva».
E ovviamente c’è molto altro…
«La “Rosa dei Venti” (500 mq) è una nuova struttura costruita con pietre antiche recuperate dalle rovine dell’ex complesso, travi e legname dei vicini boschi, rivestimenti e copertura interno ed esterno con ceramiche ipercolorate. L’ex Stazione Calabro-Lucana è un Laboratorio d’arte (500 mq), centro internazionale per la formazione e luogo di creazione, mito e fatica dell’invenzione. La Foresteria è stata realizzata da Spatari nel 2004-2008: undici “celle d’arte” per un totale di 22 posti letto e area ristoro. Ciascuna cella è decorata con murales ispirati all’arte moderna e contemporanea. E ancora il Mosaico, opera musiva monumentale di oltre 1500 mq, estesa per tutto il chiostro della Foresteria ed espressione della pienezza dell’arte di Nik. Piccole tessere di un mosaico infinito che è la storia dell’uomo, dalla civiltà sumera fino alla Resurrezione di Cristo, passando per il Vecchio Testamento. È il mosaico monumentale più complesso e articolato dell’arte contemporanea italiana».
Che rapporti ha il Museo con la Regione? Viene aiutato? Ci sono interventi del Ministero della Cultura o di altre istituzioni, pubbliche o private?
«Purtroppo negli anni il Musaba ha sempre lottato contro l’indifferenza, ottenendo un riconoscimento minimo da parte degli enti pubblici».
Come si mantiene allora?
«È il frutto di una grande passione, e di due vite (quella di NikSpatari e la mia) dedicate completamente all’arte; oggi una fondazione privata che si autofinanzia».
Com’è il rapporto con il territorio dopo i primi anni di incomprensione?
«Un tempo i visitatori provenivano dall’estero (soprattutto dal nord Europa), adesso finalmente, dopo 50 anni, anche la popolazione calabrese e quella italiana in generale hanno cominciato a scoprirci. Tutti rimangono stupefatti e meravigliati dell’unicità del luogo».
Quali attività portate avanti?
«Dagli anni 70 si promuovono attività artistiche con le scuole, prima a livello regionale e poi a livello europeo. Il nostro laboratorio “Imparare attraverso l’Arte” è l’occasione per una conoscenza approfondita di arte, architettura, ambiente e storia di questa parte del mondo, intreccio tra passato, presente e futuro. Siamo quindi un centro per la formazione dei giovani e l’aggiornamento di meno giovani. Una formazione pratica e scientifica – su forma e colore, mosaico, architettura e restauro innovativo, scultura – aperta a tutti coloro che vogliono approfondire la conoscenza dell’arte mediterranea e i valori culturali di cui la storia di Calabria è portatrice».
E i progetti? Riuscirete a realizzare l’Eroe del Sagra, la statua di 13 metri immaginata da Spatari?
«Nel 2017 su richiesta del sindaco di Reggio Calabria, Falcomatà, Nik aveva proposto la realizzazione di una grande scultura simbolica da collocare sul lungomare, il “Terzo Bronzo contemporaneo”, e l’altra scultura “Eroe del Sagra” da collocare qui al Musaba (costi minimali, nessun compenso per il progetto). Purtroppo dopo aver presentato il progetto, non siamo più riusciti a comunicare con il sindaco. Un’occasione sprecata, noi porteremo comunque avanti l’idea di Nik e se non sarà Reggio ad accoglierla, sarà un’altra città… siamo in trattativa con Locri, città del mare».
In un’intervista di anni fa Nik mi disse che aveva presentato il suo progetto di un Museo Parco Laboratorio all’Università Mediterranea di Reggio. È mai andato avanti?
«No, dall’Università non sono mai arrivati studenti per imparare a costruire… zero collaborazione. Solo 2 o 3 tesi di laurea, e qualcuno che sul proprio sito si definiva come partner. Il progetto di completamento dell’area museale/ex complesso storico rimane una priorità, purtroppo la mancanza di fondi e l’indifferenza delle istituzioni rende difficile l’avanzamento dei lavori».
Lei è un’olandese che da più di 50 anni vive in Calabria. Cosa apprezza di questa terra non sempre facile?
«Io eNik negli anni ’60/’70 con una vecchia 500 abbiamo girato tutta la Calabria, incontrando luoghi bellissimi in collina, paesi e borghi affascinanti, terre coltivate e mantenute bene, bravissimi artigiani, gente povera ma ospitale. Girammo anche per le coste, che erano bellissime. Oggi non si trova più nessuno all’altezza, non sanno usare le mani, molti progetti sono fatti da Università ma sembrano copiare e incollare cose senza senso e lontane dall’ambiente. Da quando sono arrivata, la Calabria è cambiata totalmente, andando giù mano a mano… gli artigiani hanno chiuso le botteghe, molti se ne sono andati con la valigia per fare gli schiavi nelle fabbrichette del nord, non rendendosi conto che stavano lasciando una terra bellissima piena di possibilità. La Calabria è rimasta per lo più in mano a incapaci e corrotti (non parlo di ’ndrangheta perché a Milano ho visto cose peggiori da parte dei milanesi che erano interessati solo al “danè” sfruttando la gente del Sud). Poi hanno iniziato a distruggere le bellissime coste costruendo bruttissime case, spesso rimaste incomplete, e distruggendo il paesaggio».
Possono cambiare le cose?
«Cerco sempre di spiegare ai ragazzi-studenti che è meglio non andar via dalla Calabria, li invito a riprendere gli antichi mestieri. Se si vuole e ci si impegna qui, si può fare molto».
© Riproduzione riservata
Fonte reggio.gazzettadelsud.it 2023-04-16 07:00:00