I chiarimenti non vengono invocati solo per la manutenzione degli acquedotti ma anche, e soprattutto, per le tariffe. L’entrata a regime del servizio idrico integrato, che in Calabria sta avvenendo con pesanti ritardi rispetto a quanto prevede la legislazione nazionale, genera sempre più dubbi negli amministratori locali. Il passaggio dalle gestioni in economia – che certo non hanno inciso positivamente sulla qualità del servizio – a un unico soggetto gestore – la “nuova” Sorical – fa sorgere interrogativi soprattutto in quei sindaci che erano riusciti a rendere autonome le loro comunità attingendo a fonti idriche proprie e mantenendo basse le tariffe. Si tratta per lo più di piccoli Comuni che, ora, si chiedono se entrando in un circuito regionale avranno svantaggi in termini di aumento dei costi per gli utenti. L’adesione ad Arrical, l’ente di governo d’ambito, è obbligatoria per legge altrimenti scatta il commissariamento, altro (e distinto) discorso è invece quello relativo all’entrata nella compagine societaria di Sorical, che però è necessaria per concretizzare la riforma voluta dagli attuali vertici della Regione.
Intanto, mentre Arrical e assessorato regionale all’Ambiente cercano di dipanare i dubbi dei sindaci, sono stati resi noti, in concomitanza con la Giornata mondiale dell’acqua, alcuni studi sulle tariffe del servizio idrico nelle varie regioni italiane. Uno dei più dettagliati è il report del Centro studi Ircaf (Istituto ricerche consumi ambiente e formazione) che, in continuità con gli anni scorsi, ha effettuato un’indagine sulla spesa annua del 2022 e del 2023 della famiglia “tipo” (3 componenti) per un consumo standard di 150 mc annui di acqua.
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Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2023-03-23 02:29:36