Mescolare il sacro con il profano? Non sempre è possibile. Ma il calcio rappresenta un fattore che ha una logica tutta sua, l’unico – probabilmente – in grado di sconfinare senza far “danni” tanta e tale è la sua forza di propagazione. E non è blasfemia affermare che quella calcistica è una fede a tutti gli effetti. L’irrefrenabile pulsione verso il cuoio che rotola spesso assume i contorni dell’“altra” Passione: quella biblica, che si scrive con la P maiuscola è ha tutto un altro significato, come possono testimoniare i tifosi del Cosenza, “vittime” dell’ennesima stagione da trascorrere col capo chino, classifica alla mano. Se non fosse che l’orgoglio bruzio è talmente debordante da andare ben oltre il grado di fanalino di coda appioppato ai rossoblù dal campo. Ecco, proprio come una fede. Che spinge 6-700 tifosi, in ogni trasferta, a macinare centinaia e centinaia di chilometri per seguire i propri beniamini, a prescindere dai risultati. A prescindere dalla frattura insanabile con la proprietà rossoblù (col plenipotenziario Guarascio, sempre più padre padrone). A prescindere dall’avversario di turno. Ed è proprio quel “a prescindere” a profumare di fede.
C’è poi la passione ricambiata, se ci si sposta verso il Sud estremo e ci si affaccia sullo Stretto, perché a Reggio chi vive di pane e calcio è nella pace dei sensi. Dopo lo spavento di qualche mese fa, con l’avvento di Saladini (e del presidente Cardone, e di Pippo Inzaghi…) la musica è cambiata, con l’unico tarlo del caso Irpef a rodere l’ambizione con la A maiuscola. Vedremo come andrà.
Il frate ultrà
E poi c’è chi è testimone delle Fede maiuscola. Chi indossa un saio da decenni. Perché mai come nel caso di padre Fedele Bisceglia, l’abito… fa il monaco. Lui, che proprio grazie alla fede calcistica ha scoperto quella per il Signore. «Quando entrai in seminario per volere della mia famiglia ero preoccupato», rivela il frate rossoblù,…
Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2023-02-27 02:29:25